E' inevitabile, quando sbagli tanti gol consecutivi e sei un attaccante le critiche arrivano, anche feroci. La situazione di Dusan Vlahovic però l'hanno vissuta anche altri calciatori, poi rilanciatisi altrove ma il serbo dalla sua ha anche una giovane età che non lo aiuta ad avere le classiche spalle larghe. I colpi però il 2000 ce li ha e li ha mostrati anche lo scorso anno, almeno fino allo stop imposto dal Covid. Eppure quello che sulla linea di fondo della Dacia Arena si è calciato il pallone sull'altro piede non sembra neanche lontano parente di quello che trafiggeva Handanovic e Ospina con due sinistri micidiali, con la tecnica e la potenza del (quasi) debuttante sfrontato.

Poi però sono arrivate le responsabilità e con essere anche un po' troppi pensieri, magari un po' di presunzione, una tecnica dei movimenti ancora da affinare, come confermato anche oggi da Prandelli e il meccanismo si è inceppato. Più a livello mentale, perché poi è da lì che deriva l'errore tecnico, il gol sbagliato davanti alla porta, e ogni stop diventa così quasi una mission impossible, un ostacolo insormontabile. Che sia a Firenze o altrove in prestito, a Vlahovic serve una sorta di reset, non certo un massacro, che può essere preludio unicamente all'ennesimo rimpianto.


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