"Devo dire che il direttore Corvino ha avuto le palle a puntare su un difensore come me - spiega Biraghi a La Gazzetta dello Sport - appena retrocesso con una squadra, il Pescara, che aveva subito un’ottantina di gol". Il responsabile dell’area tecnica della Fiorentina ha avuto buon fiuto. Cristiano Biraghi in due anni ha bruciato le tappe. Dalla retrocessione alla Nazionale. Una cavalcata fantastica. Con una dedica speciale. "Devo tanto ad Astori. Lui mi ha accolto nella fiorentina, mi ha aiutato a crescere in fretta. Davide non era un uomo di tante parole. A volte riusciva a commentare una sconfitta limitandosi a un sorriso. Ma per noi era una figura fondamentale". Il Capitano che non c’è più ha aperto un percorso che i suoi compagni vogliono completare. Come? "Vogliamo tornare in Europa. Un traguardo da costruire partita dopo partita". La prossima tappa della scalata di Biraghi porta a San Siro, alla sfida con il Milan. Per lui è un derby. "I primi calci – racconta - li ho dati nel Carugate, dove c’era una scuola calcio dell’Inter. Poi, a dieci anni sono entrato nel settore giovanile nerazzurro.


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