Ce lo ricordiamo tutti Callejon con la maglia del Napoli, avversario scomodo, padrone incontrastato della fascia destra della formazione partenopea. Sette lunghi anni all’ombra del Vesuvio: ala destra nel 4 2 3 1 di Benitez, l’andaluso si reinventa prima con Sarri e poi con Ancelotti, diventando un punto fermo per ogni allenatore scelto da De Laurentiis.

Le doti principali di Josè sono principalmente due: il rendimento costante e l’intelligenza tattica. Parlano i numeri per lui, visto che è il giocatore di movimento con più presenze nei top 5 campionati europei nella decade 2010/19. Con 351 presenze si è messo alle spalle Hazard e Messi, non proprio due giocatori qualunque. Negli anni ha oggettivamente perso un po’ il feeling con il gol. In doppia cifra nelle prime cinque stagioni (addirittura 20 reti il primo anno), appena otto gol nelle ultime due. Questo perché lo stacanovista andaluso è un giocatore estremamente intelligente, capace di adattarsi al ruolo che il suo allenatore gli assegna, umile nell’assumersi compiti difensivi dai quali Ancelotti prima, e Gattuso poi, non lo hanno mai esentato.



Tuttavia la specialità della casa è certamente un’altra, ovvero il taglio repentino alle spalle del terzino avversario, movimento sistematico che spesso permetteva al neoacquisto viola di presentarsi davanti alla porta. Automatismo super collaudato, che nonostante ciò risultava sempre efficace, imprendibile per i difensori avversari, tant’è che si parla di ‘taglio alla Callejon’. Spesso ad innescare il movimento dello spagnolo era Lorenzo Insigne, che da sinistra, accentrandosi, pescava ad occhi chiusi il compagno sul secondo palo.

Oggi Callejon è un giocatore della Fiorentina e nell’ipotetico tridente viola non sappiamo ancora chi tra le tre punte lo affiancherà. Una certezza però c’è, e si chiama Franck Ribery. Il francese, con la sua tecnica, può disegnare le geometrie più impensabili per i movimenti dell’ex Napoli, compreso quello sopracitato, marchio di fabbrica dello spagnolo. E se al suo arrivo all’aeroporto di Firenze qualcuno ha provato a metterlo in difficoltà, ricordandogli l’eredità pesante lasciatogli da Chiesa, non c’è da meravigliarsi se lo spagnolo non avverte affatto questo tipo di pressione, visto e considerato che quando approdò al Napoli, non esitò ad ereditare la maglia numero 7 di un certo Edison Cavani.


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