La conosciamo tutti, dai tempi delle scuole elementari, la cosiddetta proprietà commutativa che recita: “cambiando di posto gli addendi il risultato non cambia”. 

Nel calcio, si sa, una squadra scende in campo con undici giocatori. Uno di questi è forzatamente il portiere, mentre gli altri dieci giocatori di movimento possono essere schierati nei modi più disparati. Undici, dunque, deve essere la somma dei calciatori di ogni formazione. Il fatto è che il calcio non è materia scientifica, aritmetica per cui “cambiando di posto gli addendi il risultato non cambia”. Affatto: 4 4 24 3 33 5 2 e così via potremmo continuare con i molteplici moduli che gli allenatori di oggi disegnano per mandare in campo le proprie squadre. Ognuno di questi modelli di gioco differisce per tattica e obiettivi di gioco. Ciascun allenatore spesso ne sceglie uno, come una filosofia di vita, lo sposa, e se ne fa primo divulgatore.  

A Firenze la questione allenatore, e più specificamente il modulo da lui adottato, ha creato polemiche frutto degli scarsi risultati ottenuti dalla Fiorentina in quest’inizio di stagione. Iachini infatti si ostina a mandare in campo i suoi con un 3 5 2 che francamente mal si adatta alle caratteristiche della rosa viola. Ciò che ha fatto scalpore nell’ultima uscita della squadra di Commisso è stata la scelta dell’allenatore marchigiano di schierare come tandem d’attacco la coppia Ribery-Callejon. Il risultato dell’esperimento, perché di questo si è trattato, ha deluso le aspettative di tifosi e allenatore. Ma perché non schierare una punta di ruolo? Perché non virare su un modulo diverso? 



Le risposte a queste domande le sa ovviamente il solo Iachini. Noi, dalla nostra, possiamo soltanto andare a ritroso nella carriera del buon ‘Beppe’, notando che fin dai tempi del Palermo (stagione 2014-15), dopo la riconquista della Serie A, l’undici rosanero si disponeva con un 3 5 2 simile a quello della Fiorentina visto a Roma. Le due punte in quel caso erano Vazquez Dybala, entrambi non proprio due attaccanti veri e propri, anche se insieme formavano una coppia niente male. Iachini poi fu chiamato alla guida dell’Udinese, e nei pochi mesi in bianconero tentò un 4 3 1 2 con il tandem Thereau-Zapata supportato da De Paul. La parentesi Sassuolo mescolò le carte dei due mazzi fin lì usati da Iachini. 4 3 3 e 3 5 2 alternati durante la stagione 2017/2018, con Berardi spesso costretto ad abbandonare la sua amata linea laterale. Infine la parentesi Toscana, con l’Empoli prelevato dalle mani di Andreazzoli che Iachini snaturò con buoni risultati. Fuori AntonelliAcquah Zajc, il trequartista che non stava affatto facendo male, e dentro La Gumina al fianco di Caputo. Ritorno al 3 5 2 che in fin dei conti gli costò la panchina azzurra, visto l’esonero nella primavera 2019. A Natale del medesimo anno invece, l’approdo alla Fiorentina, e da lì in poi inutile rinfrescarvi la memoria. 

Adesso però Iachini sente scricchiolare la sua panchina, visti gli scarsi risultati ottenuti e soprattutto il non gioco espresso dalla sua squadra. Il tempo di cambiare qualcosa sembra essere arrivato, ricordando al tecnico ascolano che i giocatori non sono numeri, e che cambiandoli di posto il risultato può cambiare e come. 

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