La priorità del sistema calcio è quella di portare a termine la stagione, questo ce lo sta ripetendo qualunque figura del vertice, europeo o italiano nello specifico. Le reazioni sono molto diverse, comprensibilmente, orientate tuttavia nella quasi totalità dei casi dalla situazioni dei rispettivi club al momento dello stop. Il Brescia ad esempio era ultimo a 16 punti, a -9 dalla salvezza, e a detta del suo patron Massimo Cellino si è detto decisamente contrario alla ripresa: “Se ci costringono a riprendere, sono disposto a non schierare la squadra e perdere tutte le partite a tavolino per rispetto dei cittadini di Brescia e dei loro cari che non ci sono più”.

Il Brescia quindi, che per altro sarebbe anche il primo avversario della Fiorentina in caso di ripartenza della Serie A, minaccia di lasciare il campionato con una squadra in meno. Attenzione lodevole quella di Cellino alla realtà della sua città, non fosse che era lui stesso quello che non più tardi del 17 marzo scorso aveva convocato gran parte degli staff degli esonerati Grosso e Corini per riprendere l'attività, primo dello stop definitivo. Da lì, di fatto, il cambio di fronte del patron delle rondinelle, divenuto strenuo difensore dello stop ai campionati. Un campionato che rischiava di vederlo retrocedere in Serie B.


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