Se c'è un merito che va riconosciuto a Cesare Prandelli, è quello di aver valorizzato Dusan Vlahovic facendolo diventare un titolare inamovibile. Ma questo discorso rientra in una filosofia che l'allenatore della Fiorentina ha sempre adottato da quando è arrivato: quella della meritocrazia.

Oltre a Vlahovic, infatti, Prandelli ha avuto il coraggio di inserire piano piano anche Martinez Quarta, contro tutti quelli che lo ritenevano non ancora pronto per la Serie A. E poi Venuti, che mai avremmo pensato potesse diventare un titolare e che invece è quasi sempre in campo. Addirittura, come contro il Benevento, a volte lo vediamo anche sulla fascia opposta a quella di sua competenza.

Il discorso poi si può fare anche all'inverso, ovvero sul piano delle esclusioni. Biraghi non gioca bene? Rimane fuori (anche se ufficialmente a Benevento aveva un dolore fisico...). Amrabat è nervoso e colleziona più falli che passaggi utili? Va in panchina anche lui. Certo anche Prandelli come tutti gli allenatori ha i suoi pallini, ma ha dimostrato di saper allargare lo sguardo molto più dei suoi predecessori.

Basta dunque insistere con gli stessi anche quando non rendono, meglio sfruttare tutta la rosa e puntare su chi è ritenuto maggiormente in forma. Anche se, tanto per fare un esempio, si chiama Eysseric e non Callejòn.


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