Domanda: se uno ruba e viene beccato, gli lasciano la refurtiva? Credo proprio di no, giusto? Ma il calcio, si sa, è un mondo alla rovescia. Così la notizia che quattro fra le più prestigiose società della serie A (Juventus, Inter, Milan e Roma) siano state multate per aver violato le regole del fair play, è passata quasi come una comunicazione di routine.

Fair play significa gioco leale. La quattro società sono state multate per aver giocato in modo sleale. Come se a carte si usasse un mazzo truccato. E perché lo hanno fatto? Per allestire squadre più competitive di quello che avrebbero potuto fare se avessero rispettato le regole.

Quindi il Milan, se avesse giocato lealmente, forse non avrebbe vinto lo scudetto; la Juventus non sarebbe riuscita a conquistare il posto in Champions e la Roma, arrivata solo un punto davanti alla Fiorentina e quattro sull’Atalanta, magari ora sarebbe fuori dalle coppe.

Violando le norme hanno acquisito posizioni di prestigio e, soprattutto, tanti soldi garantiti dalla partecipazione alle competizioni europee. E’ lampante che ignorare il “gioco leale” è solo un piccolo costo da mettere preventivamente a bilancio, in cambio di entrate altrimenti non raggiungibili.

Inutile, quindi, multare di qualche milione (tanto le sanzioni totali non scatteranno mai). L’unico modo per far rispettare la legge, nel calcio, è la sanzione sportiva. Hai barato? Ti tolgo punti, trasformo le vittorie in sconfitte, ti annullo il traguardo sportivo ottenuto.

A Lance Amstrong hanno revocato sette vittorie del Tour de France perché si dopava, mica gli hanno appioppato una multarella. Infrangere i parametri del fair play finanziario è un doping di carattere economico. Ma nel calcio chi “ruba” può tenersi il sacco.


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