Lunga intervista per l'attaccante della Fiorentina Patrick Cutrone a Sport Week, inserto de La Gazzetta dello Sport, e tema principale ovviamente il suo incrocio da avversario con il Milan: "Forse è meglio che succeda a Firenze, piuttosto che a San Siro. E' una squadra a cui tengo ancora tantissimo. Sarà bello incontrare i miei vecchi compagni e i tifosi, che mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto. Penso che loro rappresentino una parte importante del calcio. Senza di loro sarebbe tutto meno bello. Perciò in campo ho sempre cercato di dare quello che avevo: per la maglia e per coloro che ti sostengono. Maglia di Ibra? Sarebbe bello. E' Ibra, non c'è bisogno di dire altro. Carriera diversa se fossi rimasto? Coi se e coi ma non si fa la storia. Neanche la mia. Se è andata così vuol dire che doveva andare così. Non posso sapere cosa sarebbe successo se fossi rimasto a Milano, di sicuro non mi interessa guardarmi indietro. La scelta della Fiorentina? E' una squadra che mi ha sempre affascinato per la sua storia, per i campioni come Batistuta che ci sono passati, per la sua tifoseria appassionata. E perché è una città splendida. Vlahovic? Secondo me ci completiamo. Io attacco di più lo spazio, lui viene più incontro. Mi piacerebbe giocarci insieme. Ma c'è Chiesa, sta per rientrare Ribery: c'è tanta gente forte. Cosa non è andato in Inghilterra? Sono cresciuto a livello umano e professionale. Ho conosciuto una nuova cultura, nuovi usi, ho migliorato di parecchio il mio inglese e calcisticamente un nuovo modo di giocare, con ritmi diversi. Molti dicono che non mi sia ambientato. Falso. La verità è che l'allenatore, Espirito Santo, aveva il suo gruppetto di fedelissimi dal quale non derogava, quelli con cui aveva conquistato la promozione dalla Championship. Era fissato sugli undici, sempre gli stessi e gli altri non li vedeva, non soltanto me. Ho giocato tre partite da titolare e segnato due gol ma non era cambiato niente. A quel punto sono voluto andare via".


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