Sullo stadio della Fiorentina, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Quando si dice prendere a schiaffi la Provvidenza. Firenze senza turismo è in ginocchio, gran parte della città, casse di Palazzo Vecchio comprese, soffre per una grave crisi economica di cui non si vede la fine. Dunque occorre coraggio e incoscienza per ostacolare l’unico imprenditore che promette di investire 300 milioni sulla nostra città. Rocco Commisso andrebbe ringraziato e si dovrebbe sostenere in tutti i modi il suo progetto di ristrutturare lo stadio Franchi, aiutandolo ad aprire il prima possibile il cantiere a Campo di Marte, che rappresenterebbe uno straordinario polmone economico in un’ora di assoluta emergenza sociale. Invece accade l’opposto.

Il ministro Franceschini ha infatti dichiarato di non avere alcuna intenzione di seguire le esigenze della Fiorentina, mentre il soprintendente Pessina, come se vivesse su Marte o nel secolo scorso, continua a rovistare fra le carte di Nervi alla ricerca di soluzioni parziali, inadeguate e inaccettabili per Commisso. In altre parole, è stata bocciata la promettente proposta di legge dell’onorevole Di Giorgi per semplificare le procedure e assegnare al Sindaco compiti di commissario straordinario, con lo scopo di abbattere le curve lasciando come elementi identitari la torre di Maratona, la facciata e le scale elicoidali. Di questo passo si finirà col condannare il Franchi alla rovina e il quartiere di Campo di Marte all’agonia.

E’ inaccettabile. La lezione del Covid-19, al di là di tante belle parole sulla necessità di ripensare al nostro modello sociale, evidentemente non è servita. Come Comitato ‘Vogliamo il Franchi’ siamo stati i primi e fra i pochi, insieme ai nostri 3000 firmatari, a sostenere il progetto di ristrutturazione dello stadio avanzato da Commisso, e continuiamo a ribellarci a una burocrazia conservatrice e a una politica miope. Nell’impossibilità di sfruttare la straordinaria e irripetibile risorsa rappresentata dai 300 milioni messi sul piatto dal presidente viola, Firenze si troverebbe a pagare un prezzo altissimo a questo immobilismo. La politica, sotto forma di un suicidio in corso all’interno del Pd, sta facendo anche peggio del virus.

Il NO di Franceschini è uno schiaffo irriguardoso a Firenze. Bocciato anche Nardella che, pochi giorni fa, si era proposto come intermediario fra Commisso e il ministro. Dopo aver sprecato già troppi mesi per l’irrealizzabile ipotesi-Mercafir, il sindaco si faccia ora sentire con il governo, spieghi bene qual è la situazione della città e l’importanza che l’investimento sullo stadio ha non solo per la società viola. Si presenti ai cittadini e ai tifosi con una soluzione, senza altri indugi. Vista le lentezza della burocrazia, fra l’altro, non si riesce nemmeno a pensare al tempo necessario, fra permessi vari e carte bollate, prima di poter solo cominciare a costruire uno stadio nuovo. Dove, poi, se Commisso giustamente lo vuole aperto e vissuto 365 giorni all’anno?

In un altro momento di grande difficoltà per Firenze, sul finire degli anni Cinquanta, La Pira prese il telefono e convinse Enrico Mattei, presidente dell’Eni, a salvare la Pignone, scrivendo una pagina storica per la città. Nardella prenda esempio da uno dei più illustri fra i suoi predecessori, e sbrogli la matassa stadio prima che Commisso si convinca ad andarsene.

Il Comitato Vogliamo il Franchi

💬 Commenti