Tutti ricordiamo com'è finita la vicenda Vlahovic, e forse è il caso di non tornarci più. Anche perché, aperta e chiusa parentesi, la Fiorentina il serbo in questa stagione non lo avrebbe avuto comunque. Se sull'epilogo - alias "cessione fenomenale" - è meglio sorvolare, potrebbe invece essere utile tornare all'inizio della storia.

A quando Vlahovic era un giovane smarrito, incapace di trovare il gol e risucchiato nel vortice delle continue rotazioni con Cutrone e Kouame operate da Iachini. Poi arrivò Prandelli che, forse memore dei tempi in cui Toni e Gilardino lasciavano poco spazio ai dubbi su chi schierare, prese il serbo e lo lanciò. Partita dopo partita, anche quando faceva male, Vlahovic continuava a scendere in campo dall'inizio. E, alla lunga, i risultati si sono visti (anche se i meriti, il buon Cesare, da chi di dovere non li ha mai ricevuti).

Ecco, venendo all'attuale situazione della Fiorentina, si potrebbero notare delle similitudini. La presenza di Kouame, certo, ma mettiamo un attimo da parte l'ivoriano. Prendiamo invece Cabral e Jovic, due attaccanti palesemente in difficoltà che Italiano sta cercando di riattivare... seguendo il metodo Iachini. Sia chiaro, in questo caso c'è da considerare anche una questione fisica perché Jovic probabilmente non potrebbe reggere una partita ogni tre giorni.

Però chissà che il serbo, se gli venisse data una maggiore continuità, non possa fare dei progressi. Anche con qualche turno di riposo, ovviamente, ma con la consapevolezza di essere l'attaccante titolare della Fiorentina. La componente psicologica spesso è determinante, ancora di più per un ragazzo che stava volando verso il sole (leggi Real Madrid) e si è sentito improvvisamente sciogliere le ali. Non esiste la certezza che Jovic possa ripercorrere le orme del suo connazionale, ma dato che Cabral non offre molto di più perché non provare? In fondo, chissà cosa sarebbe successo se Iachini avesse continuato la staffetta con Cutrone...


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