Oggi ricorre un brutto anniversario per la Fiorentina. Forse la più grande umiliazione sportiva nell’ultimo decennio per un popolo intero: quello viola.

Il 17 Marzo 2012 si consumava sul prato verde dell’Artemio Franchi di Firenze, Fiorentina-Juventus. Risultato finale? 0-5.

Il più brutto ricordo sportivo nella vita di chi scrive e nella vita di molti. E a dirla tutta sembrava anche una di quelle serate belle. La Fiesole vestita a festa con la Coreografia, i primi dieci minuti a tutta e poi il tracollo. Dal 17’esimo, in undici minuti, prima Mirko Vucinic e poi Arturo Vidal portarono la “Vecchia Signora” sullo 0-2.

Tra i due gol, Alessio Cerci decise bene di farsi espellere, complicando ancora di più le cose ed ormai le campane avevano “sonato a morto”.

Nella riprese ci provò uno stoico Cesare Natali, ma Marchisio decise di silenziare la Fiorentina ancora di più volando dentro la porta di Boruc. Al 66’ Pirlo scavalcò Boruc per la quarta volta e al Franchi andò in scena qualcosa di raro. In molti lasciarono il proprio seggiolino.

No, una partita così era tanto che non si vedeva. Ed una umiliazione così grande non era giusto prenderla. Il formaggino prendeva fuoco letteralmente e, a pochi minuti dalla conclusione dell’incubo, Padoin segnò il quinto gol.

Emblematico fu Gamberini che, inerme allargò le braccia come per dire “ma come!”. Ecco, ma come!

Chi scrive quella sera non era a Firenze, ma a Genova. In un bar di dubbio gusto. Vedere alla televisione, tutto quello fu tragico. Tra risate dei doriani ed un mento che toccava sempre più terra dopo ogni gol.

Perché state tranquilli, ovunque andrete ci sarà sempre uno Juventino pronto a ricordarvi qualche cosa. E io lo trovai, in quel bar. Pronto a ricordarmi che avevamo perso 0-5, in casa nostra.

La mia fortuna è che avevo un amico con me, Vittorio, che gli rispose: “Guarda che stasera s’era cambiato sport, si giocava a golf. S’è vinto noi… se n’è fatti meno”.

Ecco, quella sera non vincemmo, però capimmo come popolo che quello fu uno dei punti più bassi mai toccati. E ci rialzammo. Insieme.


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