La storia tra i grandi ex del passato e la Fiorentina non è mai stata rose e fiori, con i Della Valle e poi ancora con Commisso: non che da altre parti le cose vadano necessariamente meglio, vedi i casi Totti e Del Piero. Ci sono invece i contesti dove la dinamica ha avuto fortuna e sono quelli milanesi, citati da Gabriel Batistuta nel suo intervento odierno al Festival dello Sport: Maldini e Zanetti, simboli in campo e ora in dirigenza per Milan e Inter.

Il passaggio da campione a gran dirigente non è propriamente un sillogismo, così come quello da campo a panchina. Nel caso di Batistuta però si parlerebbe forse d'altro, di manifesto, di punto di riferimento e anche biglietto da visita per chi eventualmente si trovasse a dover scegliere la Fiorentina o meno. Poca fortuna con gli ex però dicevamo: nell'ultimo biennio i vari Buso, Dainelli, Donadel e soprattutto Antognoni hanno lasciato la Fiorentina, chi più, chi meno in conflitto con l'attuale dirigenza. Vero è che un personaggio con il Re Leone sarebbe un qualcosa in più di un semplice dirigente e andrebbe a togliere spazio e visibilità ai volti noti che oggi appaiono quando c'è da parlare della squadra viola.

Lo stesso che avviene appunto con Maldini al Milan, indicato paradossalmente come esempio negativo da Commisso di recente. Al netto delle doti di Bati, è difficile pensare che il patron e il dg Barone scelgano improvvisamente di lasciarsi oscurare da una figura così rilevante per la città di Firenze e la storia della Fiorentina. Basti immaginare quanto sarebbe difficile aver ragione di lui in un potenziale contrasto, di qualunque genere. Molto più facile invece contornarsi di personaggi meno ingombranti per indirizzare anche l'opinione pubblica. Una scelta non solo ma anche di Rocco Commisso.


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