Comunque sarà bello. Sarà bello ricominciare a tifare Fiorentina, seppur davanti alla televisione, con gli  stadi vuoti. Sarà il primo passo, per tornare a fare quello che ci piace. In modo diverso, perché il mondo è diverso. Siamo curiosi di vedere che campionato sarà, quello che deve terminare. E che Fiorentina sarà. Probabilmente più offensiva perché se Iachini vorrà rimanere sulla panchina gigliata sarà chiamato ad offrire un po’ più di spettacolo, dopo aver quasi messo al sicuro la salvezza. Già quasi, perché per evitare brutte sorprese (lo scorso campionato insegna) sarà giusto pensare subito ai punti, a vincere un paio di partite, a chiudere i conti. Tutto questo per poi programmare il futuro, sia sul mercato ma anche sul campo dal punto di vista tattico.

Siamo sicuri che quella del prossimo anno, al di là dell’allenatore, sarà una squadra che nascerà per tornare in Europa. Commisso vuole premere sull’acceleratore, vuol bruciare le tappe, oggi che la squadra e la società sono finalmente tornate ad essere competitive anche dal punto di vista dell’immagine, dell’appeal. Un mezzo miracolo se si pensa che la proprietà americana è arrivata a Firenze soltanto dodici mesi fa. Con un centro sportivo che sta già nascendo, con un progetto stadio che presto potrebbe finalmente vedere la luce, con tanti calciatori che desiderano venire a Firenze, invece che andarsene. E’ cambiato il mondo, ma è cambiata anche la Fiorentina.

E allora siamo davvero curiosi di ripartire, di chiudere più in fretta possibile i discorsi su questa stagione e di poter, finalmente, cominciare a programmare la prossima. Quella dove, davvero, potrebbero arrivare grandi soddisfazioni. Lo scorso mercato di gennaio è stato soltanto un veloce antipasto. Il primo e il secondo arriveranno adesso, questa estate, con Pradè che sta lavorando giorno e notte per non perdere tempo, per regalare a Firenze una squadra super competitiva ai nastri di partenza della prossima annata. I tifosi? Torneranno. Avrebbero fatto volentieri a meno di questo finale. Come tutti noi. Ma il calcio, come tutto il resto delle cose, devono provare a ricominciare. E forse, adesso, è anche inevitabile che sia così. Non lo era sicuramente due mesi fa, quando i problemi erano altri e molto più importanti.


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