Nei giorni scorsi Forbes, una delle più prestigiose riviste statunitensi, ha pubblicato un lungo approfondimento sulla Fiorentina. L’abbiamo tradotto in italiano per voi: chi volesse leggere l’originale, può trovarlo QUI.

“Dopo appena 16 giornate di campionato, la Fiorentina ha già collezionato lo stesso numero di vittorie (9) della passata stagione. A pari punti con la Juventus, è sesta in classifica (un salto di ben sette posizioni rispetto al piazzamento finale del 2020-21) e ha modificato tutta la prospettiva della squadra e il suo futuro.

Negli ultimi anni, la Viola ha flirtato con la retrocessione. Diversi allenatori – Stefano Pioli, Vincenzo Montella, Cesare Prandelli e Beppe Iachini – non sono stati in grado di fermare il costante declino di una squadra arrivata per tre stagioni di fila (2013-2016) al quarto posto. Poi quinta, per due anni di fila ottava, sedicesima, decima e infine tredicesima, molto più vicina alle ultime tre (7 punti di differenza) che alle prime sei (28 punti).

L’improvviso miglioramento è ancora più incredibile se si considera che la Fiorentina ha speso soltanto 29 milioni di euro per ingaggiare cinque giocatori durante l’ultima finestra estiva di mercato. Tuttavia, guardando da vicino la composizione di quelle aggiunte, gli addii che hanno migliorato la situazione e l’uomo incaricato di costruire la nuova Viola, la trasformazione non dovrebbe essere una sorpresa.

In poche parole, la Fiorentina è un club che ha fatto tutto bene. Cominciamo con gli acquisti. Il ventisettenne Matija Nastasic, acquistato per essere il quarto difensore centrale, è uno dei soli 12 giocatori presenti in rosa con un’età superiore ai 25 anni. Gli altri sono i due portieri di riserva, il capitano Cristiano Biraghi (29), l'esperto centrocampista Giacomo Bonaventura (32), Riccardo Saponara (29), Alfred Duncan (28), Marco Benassi ed Erick Pulgar (entrambi 27), Jose Callejon (34) e l'attaccante di riserva Aleksandr Kokorin (30).

Al fianco di Nastasic, si sono aggiunti al club il terzino destro del Real Madrid Alvaro Odriozola e Lucas Torreira. Il centrocampista dell’Arsenal aveva già giocato in Italia con Pescara e Sampdoria: inoltre, la società ha riscattato Igor dalla SPAL dopo il prestito biennale.

L’ultimo acquisto è stato l’ala 23enne Nico Gonzalez, costato 23,50 milioni di euro e proveniente dallo Stoccarda. Oltre a Nastasic, gli altri quattro non solo si sono affermati come titolari regolari della formazione titolare, ma hanno anche dimostrato di essere dei miglioramenti notevoli rispetto agli uomini di cui hanno preso il posto.

Questo ci porta direttamente agli 11 giocatori che hanno detto addio la scorsa estate, la cui maggior parte può essere definita come non abbastanza brava (Alban Lafont, Federico Ceccherini, David Hancko, Kevin Diks, Maxi Olivera, Valentin Eysseric) o troppo vecchia (Borja Valero, 36 e Frank Ribery, 38).

Gli altri erano l’ex capitano German Pezzella, non abbastanza bravo per giocare regolarmente dall’inizio ma probabilmente troppo bravo per essere una riserva, e il terzino destro Pol Lirola, trasferitosi al Marsiglia per 13 milioni di euro e mai stato così forte per la Fiorentina come Odriozola ha già dimostrato di essere.

Com’è possibile che la Fiorentina abbia fatto un salto del genere con così pochi acquisti? Questa è una domanda facile. Ha assunto Vincenzo Italiano.

Almeno, lo ha fatto alla fine. Da quando Montella ha lasciato nel 2015 per mancanza di investimenti, la Viola ha faticato a trovare l’allenatore giusto. Certamente non lo era Paulo Sousa, mentre Stefano Pioli ha guidato la squadra attraverso la morte dell’amato capitano Davide Astori, ma – comprensibilmente – non è riuscito a risollevarla dopo l’inimmaginabile perdita del loro leader emotivo.

Il ritorno di Montella si è rivelato un disastro e mentre la Fiorentina flirtava la retrocessione, Beppe Iachini è l’espero di sopravvivenza di cui la società aveva bisogno, ma non sarebbe mai dovuto restare anche per stagione successiva. Quando è stato esonerato, è tornato un altro ex allenatore, ma Cesare Prandelli è rimasto appena quattro mesi prima che se ne andasse di nuovo e fosse richiamato Iachini.

È un po’ strano ripensare a quei sei cambi di allenatore e rendersi conto che l’unico effetto tangibile lasciato da qualcuno di loro è arrivato nel breve periodo in cui al timone c’era Prandelli. Mentre barcollava da un brutto risultato all’altro, come successo a tutti gli altri se non un paio di brevi eccezioni, è stato proprio lui a far diventare Dusan Vlahovic la micidiale macchina da gol che i più grandi club d’Europa stanno osservando da tempo.

Prima del dicembre 2020, il nazionale serbo aveva segnato nove gol in 56 presenze con la Fiorentina. È stato in quel momento che in lui è scattato qualcosa: da lì ha segnato 35 reti in appena 45 partite e lo stesso Vlahovic sa chi lo ha aiutato a diventare così inarrestabile.

Ci sono volute cinque partite prima che riuscissi a segnare. Mi sembrava la cosa più difficile della mia vita, senza l'aiuto di Prandelli niente di tutto questo sarebbe successo. Aveva una fiducia illimitata in me e gli sarò grato per il resto della mia vita. Mi ha spiegato come muoversi e molte altre cose. È così bravo a parlare con i giocatori.

Dopo qualche mese, Prandelli se n’è andato: anche quest’estate la Fiorentina è andata alla ricerca di un nuovo allenatore. Inizialmente ha trovato l’accordo con Gennaro Gattuso, ma l’ex centrocampista del Milan ha lasciato dopo appena 23 giorni a causa degli obiettivi di mercato da lui e dal suo agente Jorge Mendes.

Tutto questo ha portato alla nomina di Italiano, e il club non si è più guardato indietro. Dopo aver guidato lo Spezia alla salvezza, il 43enne ha portato entusiasmo, energia, slancio offensivo e intelligenza tattica ad una squadra che prima era prima di tutti e quattro questi fattori. I giocatori hanno accettato pienamente le sue idee, lavorando duramente per eseguire le istruzioni ricevuti e, soprattutto, godendosi il calcio sotto la sua guida.

Oltre a vedere Vlahovic continuare a segnare (15 gol in 17 partite finora in stagione), Italiano ha visto prosperare Gonzalez sulla fascia, Odriozola si è subito insediato come terzino destro e Igor ha compiuto un enorme balzo in avanti con le sue prestazioni al centro della difesa. Un altro fattore chiave è stato l’impatto di Italiano su due giocatori che hanno trascorso la passata stagione in prestito altrove: Saponara che giocava per il tecnico nello Spezia e Duncan che era al Cagliari.

Il primo ha due gol e altrettanti assist, mentre il secondo è diventato parte essenziale di un centrocampo che preme e incalza gli avversari, poi mostra la qualità necessaria per far avanzare la palla in zone pericolose.

In una città che ospita il Ponte Vecchio e l’imponente Duomo, la creazione di qualcosa di meno importante di una delle sette antiche meraviglie tende a impallidire di significato, proprio come quello che sta facendo la Fiorentina potrebbe non sembrare grandioso quanto il lavoro di Simone Inzaghi all’Inter o la continua eccellenza di Gian Piero Gasperini all’Atalanta.

Eppure, in pochi mesi, Italiano ha plasmato questo gruppo precedentemente poco performante in un’unità coesa e vibrante che gioca in una maniera tale da nascondere i difetti e accentuare le qualità. Se sembra troppo semplicistico, provate a dire a qualcuno di Firenze che tutto quello che Filippo Brunelleschi ha fatto è stato mettere un tetto su una chiesa.

Chiaramente un allenatore di grande talento, Vincenzo Italiano è l’ultimo uomo in grado di costruire qualcosa di speciale a Firenze, e merita un credito immenso per quanto ottenuto finora”.

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