"La responsabilità è mia", "No, è mia". Fate pure come vi pare, ma c'è qualcosa che è più importante
“La responsabillità è mia”, “Le colpe sono mie e della squadra”. Post partita di Milan-Fiorentina, prima Pradè e poi Pioli cercano di puntare il dito su loro stessi, cercano di far capire urbi et orbi che se la squadra si trova all'ultimo posto in classifica, non si esce da questo ristretto giro.
Fate come credete meglio
Mettetevi d'accordo, fate pari o dispari per determinare chi vince (o chi perde sarebbe meglio dire), magari aggiungete anche altri nomi a questa cerchia esclusiva, insomma fate come vi pare, ma non è questo quello che è determinante e che più conta in questo momento.
Quello che conta veramente è altro: come si esce da questa situazione? Quale soluzione può dare alla Fiorentina un futuro migliore rispetto a questo che sembra tratto da un film horror? Sì perché, se permettete, d'ora in avanti le chiacchiere stanno a zero, contano i fatti.
L'ora delle decisioni
Fuori tutti, fuori qualcuno, dentro tutti, fuori alcuni giocatori, le strade percorribili sono tante, l'importante è che vengano prese con decisione, portate avanti con chiarezza e che, soprattutto, permettano di invertire la rotta.
Body language e inutili teatrini
In questo contesto aggiungiamo qualche altro dettaglio che poi dettaglio non è. Siamo quasi a fine ottobre e la Fiorentina, intesa come squadra, non esiste. Non esiste in termini di uomini, non esiste in termini di gioco, non esiste in quanto ad occasioni da gol create. Il body language, come dicono quelli bravi, di qualcuno è inquietante. Inutile fare i nomi in questo senso perché è talmente palese che se ne accorgerebbe anche un ipovedente.
Basta tutto ciò per prendere provvedimenti celeri? O dobbiamo sorbirci qualche altro inutile teatrino?



