​​

La Fiorentina conquista la sua quarta qualificazione consecutiva in Conference League al termine di una stagione positiva ma, a tratti, schizofrenica. Per dare un giudizio all’annata dei protagonisti della Viola e fare il punto sugli obiettivi della prossima stagione, abbiamo raggiunto Andrea Mandorlini

L’ex difensore di Inter, AtalantaUdineseTorino ed Ascoli, che ha allenato tantissime compagini nelle categorie di Serie A, B e C e per due volte i rumeni del Cluj ha risposto alle nostre domande.

Domenica la Fiorentina ha vinto a Udine, buttando fuori a sorpresa la Lazio dall’Europa. Come ha visto la Fiorentina e si aspettava un epilogo del genere nella lotta per il sesto posto?

“Mi aspettavo che non perdesse la Lazio, ma sono comunque risultati che ci stanno nel calcio. La Fiorentina ha fatto, a mio parere, un Campionato importante, con un epilogo altrettanto importante (vincendo con merito una partita tutt’altro che scontata), cosa che non ha fatto invece la Lazio. Ma i biancocelesti avevano dato moltissimo nei mesi passati e credo che per i valori tecnici a disposizione avessero già fatto, non dico un miracolo, ma un mezzo miracolo a garantire quei risultati. Può essere che nell’ultima partita le motivazioni del Lecce abbiano fatto la differenza”.

Analizzando con attenzione la stagione di Palladino, che giudizio darebbe al suo lavoro?

Ha prestato un buonissimo servizio: era al primo anno ad un certo livello e non è mai facile garantire dei risultati quando hai una squadra che ha cambiato molto. Bisogna esserne soddisfatti, anche se la tifoseria ha dato dimostrazione di non essere sempre contenta al 100%. Io resto dell’idea che i viola abbiano fatto bene, togliendosi delle soddisfazioni per quella che era la rosa a disposizione”.

In quali aspetti e fondamentali, secondo lei, può e deve migliore il giovane tecnico gigliato?

“Io l’ho avuto un po’ da giocatore e l’ho visto da allenatore del Monza, dove ha dato subito un’identità di gioco precisa ai brianzoli. Deve rivedere magari alcuni momenti della stagione nei quali non ha garantito una continuità di risultati, ma quello che conta è la rosa, che mi pare fosse giusta per il tipo di Campionato che ha fatto. Per me conta l’organico: tecnico e squadra in questa situazione hanno fatto veramente qualcosa di importante. Per crescere ancora bisogna migliorare ulteriormente la rosa”.

Se fosse un amico di Moise Kean e David De Gea, cosa consiglierebbe ai due campioni di fare in estate?

“Per come sono fatto io resterei lì e consiglierei loro la stessa cosa. A Verona sono rimasto dopo tre campionati vinti, perché stavo bene. Consiglio di rimanere in un ambiente che vuole loro non bene, ma benissimo, per dare continuità al proprio lavoro. De Gea e Kean non venivano da annate buonissime, ed ora sono in una piazza che li stima e li ama. Fossi in loro, io resterei senz’altro”.

La Fiorentina cerca un ultimo step di crescita per arrivare a conquistare un piazzamento Champions. La stessa cosa la vogliono i tifosi gigliati. In quest’ottica può essere un limite puntare spesso su allenatori giovani, oppure è giusto per la dimensione che ha questa piazza puntare a crescere insieme?

“Palladino per me è l’allenatore giusto, dopo un anno e mezzo positivo a Monza, ha fatto bene anche a Firenze. Ma i successi di una squadra non dipendono dall’età di un allenatore. Quello che conta è l’aspetto tecnico, cioè la rosa. Io sarei fiducioso e molto per il futuro, perché mio figlio che è direttore sportivo ha visitato il Viola Park e mi ha raccontato che è una struttura unica al Mondo. Commisso sta investendo molto: è giusto, comunque, pretendere qualcosina in più, ma serve un pochino più di tempo per realizzarlo. Il proprietario e presidente, ribadisco, ha investito tanto per la città, in qualcosa che resterà a disposizione dei fiorentini per sempre; e questa è una scelta che altrove non hanno fatto”.


💬 Commenti (5)