Nel momento delle riflessioni, c’è spazio per un rimpianto: un treno ormai passato, ma che deve essere di lezione
Il regno Pioli-bis si è concluso ufficialmente ieri mattina, con l’esonero del tecnico parmigiano, dopo un avvio shock di cui si è parlato a lungo, e si continuerà a farlo, incerti di come si possa risollevare una situazione così drammatica. Con la Fiorentina nel caos più totale, e con un futuro che non promette nulla di buono – anche se, toccato il fondo, si può solo risalire -, al tifoso non resta che viaggiare con la fantasia e tornare a quel periodo compreso tra le dimissioni di Palladino e l'annuncio di Pioli, quando la panchina viola era ancora libera e Pradè stava scegliendo il nuovo mister.
Galeotta fu la cena in centro
In questa ottica, prima che il nome di Pioli crescesse con insistenza per motivi di legame con l’ambiente e per la prospettiva di un ritorno in pompa magna, con uno Scudetto nel bagagliaio, erano stati fatti anche altri nomi: tra questi, a molti era risultato interessante l’archetipo dell’allenatore giovane, toscano, ma che avesse già esperienza internazionale, che rispondeva al nome di Francesco Farioli. Una carriera partita nella Fortis Juventus di Borgo San Lorenzo e decollata fra Turchia, Francia, Olanda e ora Portogallo, dove ha raccolto ottimi successi e si è affermato come promessa tra gli allenatori italiani e non presenti sul mercato: la Fiorentina, fresca di sesto posto, poteva scegliere lui per tentare il salto di qualità. Tanto che lui stesso è stato visto a cena a Firenze, nei giorni precedenti alla firma di Pioli, accendendo varie voci di mercato.
Giovane, ma con esperienza
Sembrava tutto troppo perfetto, tanto che il suo nome e la sua persona rappresentavano l’identikit ideale degli allenatori scelti nel Pradè-bis: come Italiano e Palladino, infatti, Farioli incarnava la figura dell’allenatore giovane al quale affidare l’apertura di un ciclo ma, a differenza dei due sopracitati, quest’ultimo aveva molta più esperienza sul campo avendo allenato a giro per l’Europa, affermandosi stagione dopo stagione. Al Karagumruk, neopromossa turca, ha ottenuto un ottavo posto, mentre l’anno dopo all’Alanyaspor ha chiuso al quinto, segnando il record di punti della squadra. La chance di Nizza, colta al balzo, lo ha reso un volto noto nella scena: campionato terminato al quinto posto, con la miglior difesa di Francia. L’ha notato l’Ajax, che lo ha portato subito ad Amsterdam, dove ha sì perso un campionato all’ultima giornata, ma ha anche racimolato la sua prima esperienza europea in Europa League, fermandosi agli ottavi. Prestazione che gli è valsa la chiamata del Porto, col quale sta guidando il campionato avendo raccolto 28 dei 30 punti a disposizione.
La sliding door dell'estate
Proprio come nel noto film, la sliding door che ha portato alla scelta di Pioli, oggi possiamo constatarlo, si è rivelata disastrosa e ormai la priorità è cercare di raddrizzare quello che resta di questa stagione, per poi ripartire al meglio. Stavolta, però, ci vuole coraggio: il nuovo allenatore dovrà essere il volto principale del nuovo ciclo, e non si può più sbagliare. Il treno Farioli, ormai, sembra passato, con il tecnico di Barga pronto a decollare verso squadre più attrezzate e meglio organizzate. L’auspicio, però, è che anche a Firenze prima o poi arrivi il Farioli di turno, e che per una volta si riesca a vedere un progetto serio, dalle fondamenta solide, che viene supportato con investimenti oculati e con una società dietro che regga il passo delle avversarie, dando senso alla tanto nominata ambizione che, fino a oggi, è gravemente mancata.



