Dagli scarti delle big, alle stelle delle piccole: cosa ci insegna il mercato 'al ribasso' di quest'anno

In un momento come questo, dove la Fiorentina siede ancora all'ultimissimo posto e con davanti a sé un importante lavoro di ricostruzione, c'è una frase - quando si parla di rendimento sul campo - che è scappata detta anche a Vanoli, ma che era ben chiara a chiunque abbia visto più di due partite della Viola: questa squadra non è neanche lontanamente ‘la stessa dell’anno scorso'. Ma in cosa si può riconoscere questo calo drastico nella qualità del gioco?
Altro che scarti
Facciamo un passo indietro: l'anno scorso ci sono stati cinque acquisti definibili ‘scarti’ di una big, vale a dire giocatori provenienti da una squadra di livello ma che non trovavano spazio in essa. Questi cinque hanno tutti, chi più chi meno, giocato un ruolo fondamentale nel portare a casa i famosi 65 punti sotto la guida di Palladino: si tratta di Bove, Cataldi, Adli e ovviamente Kean, il non plus ultra della categoria sopracitata - il quinto è Fagioli, che però ha avuto problemi extra-calcistici che ne hanno inficiato il rendimento sportivo e dai quali non sembrerebbe ancora libero al 100% -. Eppure, almeno ad inizio della scorsa stagione, più di un addetto ai lavori ha ‘accusato’ la Fiorentina di aver fatto mercato con le rimanenze altrui. Avercene ora…
92 milioni di niente cosmico
Quest'anno il paradigma di mercato è stato completamente invertito, con la società che si è spostata sui pezzi pregiati delle squadre più piccole. Questo già si era visto l'anno scorso, con Palladino che si era portato dietro Colpani e Marì (più per feticcio che per altro) e con l'acquisto di Pongracic; quest'anno, invece, sono arrivati Sohm dal Parma, Nicolussi da un giro di prestiti che lo aveva portato a Venezia, e Piccoli dal Cagliari, che aveva trascinato coi suoi dieci gol in campionato. Risultato? Giocatori non all'altezza dell'ambiente, che sono crollati alle prime difficoltà e che ora che i problemi stanno togliendo l'aria alla Fiorentina, non sono in grado di dare nulla di buono. Senza menzionare un'insignificante ferita ancora sanguinante di 92 milioni di euro sul mercato estivo. Giudizio rinviato, almeno per il momento, su Fazzini e Viti: entrambi arrivati dall'Empoli, entrambi impiegati pochissimo, col primo che però ha fatto vedere cose interessanti e che potrebbe ritagliarsi ulteriore spazio.
Ri-cambiate il paradigma
Cosa ci dice, quindi, questa politica di mercato e i suoi esiti? Molto semplicemente, che c'è ancora tanto, tantissimo divario tra la Fiorentina e le big di Serie A. Tralasciando lo sfortunato Bove, è un discorso chiaramente comprensibile se si guarda l'epilogo dei giocatori sopracitati e non riscattati: Cataldi è tornato alla Lazio, ma col mercato bloccato la società non ha potuto cederlo e adesso, in piena emergenza, è tornato a guidare il centrocampo biancoceleste, pur senza squilli di troppo rilievo; Adli è finito in Arabia, scaricato dal Milan che non ha potuto trovargli spazio in rosa; Kean, infine, ha esaurito il periodo in cui bastava che gli rimbalzasse un pallone addosso per segnare e sta faticando come non mai in maglia viola. Altro che scarti: la Fiorentina ha bisogno di queste occasioni e non si deve nascondere se vuole fare questo tipo di mercato, che ha appunto portato buoni risultati lo scorso anno.
