Galloppa: "La società mi ha chiesto entusiasmo, ai ragazzi vorrei trasmettere la libertà. La Fiorentina deve difendere da piccoli per giocare da grandi"
Alla prima sulla panchina della prima squadra della Fiorentina, in vista della gara di Conference League contro il Mainz di domani, il tecnico Daniele Galloppa ha parlato in conferenza stampa: “La società me l'ha comunicato ieri dopo l'allenamento. Sa come è il momento, non mi è stato chiesto tanto se non entusiasmo e serenità. Per me non è niente di straordinario, sarebbe normale in qualunque spogliatoio in una situazione del genere. Devo dire, comunque, che ho visto grande entusiasmo da parte dei ragazzi, si sono messi tutti a disposizione. Spero di poter portare questa serenità a loro e speriamo di fare una grande partita, ci vorrebbe”.
“Vorrei trasmettere ai ragazzi la libertà in campo. Ho parlato con De Gea e Mari e…”
Debutto in una competizione europea: “Ogni tanto dico che se non mi fermo è meglio, certamente sono in un momento in cui c'è tanto da fare. Essere catapultato così nel mezzo ti fa provare un'emozione incredibile, ti fa sentire vivo. Diciamo che è un motore che ti dà la forza. Prima parlavo in campo con Pablo Mari e De Gea, guardando lo stadio. Gli ho detto che quando ho smesso di giocare, se c'è una cosa che mi manca è proprio quell'emozione che vivi quando respiri l'erba e senti questi momenti. Vorrei trasmettere ai ragazzi la gioia e la libertà di quando giochi, hai possibilità di esprimerti ed è impagabile come emozione. Devono vivere quest'emozione a cento all'ora”.
“Imporre il tiki-taka ora è da folli. Ma la gente deve innamorarsi della squadra”
Alla prima squadra serve il bel gioco della Primavera? “Se mi viene chiesto quello che mi piace, dico di sì. Ma credo di essere abbastanza intelligente e credo che pretendere di imporre il tiki-taka in un giorno è da folli, per il momento in cui siamo e per il poco tempo a disposizione. Sono ripartito da cose che conoscevano, cercando di trasmettere almeno una mentalità. Vorrei che si difendesse da piccoli, ma che si giocasse da grandi. La Fiorentina deve giocare da grande e questi ragazzi hanno le qualità per esprimere un calcio bello e piacevole, al di là dei risultati, che però adesso sono quello che contano. Vorrei vedere una squadra affamata, mi piacerebbe innamorarmi della squadra che alleno e che alla gente piaccia. Mi ha sempre dato fastidio, anche da calciatore, quando la palla ce l'hanno gli altri”.
“Quello che si è visto in Primavera è frutto della mia identità”
Allenatore ispirazione? “Ho fatto le giovanili della Roma, ho avuto Capello e il primo Spalletti, due veramente forti. Ho avuto Giampaolo che veniva da Sarri… ce ne sono tanti che mi hanno lasciato qualcosa. Però onestamente, quando ho iniziato ad allenare, ho subito pensato di non voler copiare nessuno. Ho iniziato a fare quello che pensavo. Quello che si vede in Primavera è figlio di un pensiero mio, c'è lavoro e c'è studio. Questa è un'identità che sento mia”.



