Riuscite a ricordare la magia che ha accompagnato la Fiorentina l’anno scorso nel percorso delle coppe? Ebbene, è improbabile riprovare quelle stesse identiche sensazioni durante questa stagione. C’è un’atmosfera inevitabilmente diversa, certamente più pesante, come se l’aria fosse rarefatta.

Perché tutto sembra diverso?

A tutto questo non c’è un (solo) colpevole, ci sono molteplici risposte. L’esperienza guadagnata non ha aumentato l’entusiasmo bambinesco della curiosità di vivere una nuova competizione, anzi, il continuo parallelismo tra le due stagioni sembra aver prodotto l’effetto contrario. La Fiorentina rincorre comunque il sogno di coronare i tre anni di Italiano, in procinto di lasciare Firenze, scrivendo la storia con un trofeo dopo ventitré anni. Un desiderio forte e genuino, che però anestetizza il futuro e condiziona il presente: la sensazione di “fine” funge anche, forse soprattutto, da freno.

Le fatiche “naturali” sbocciate nel 2024

Non da meno, inoltre, le condizioni fisiche della squadra ai minimi termini. A Plzeň è apparsa una Viola pur sempre caratterizzata, nel bene e nel male, dalla sua identità, ma risultata particolarmente lenta. Si fanno sentire gli impegni ravvicinati e la stanchezza; non aiuta la non profondità della rosa, nonostante le esplicite richieste dell’allenatore in inverno. Un percorso, dunque, in declino e che ha dovuto virare ancora una volta sulle Coppe per non smarrire del tutto la strada delle ambizioni, sicuramente distanti tra club e piazza.

Traguardi non così distanti

Al gruppo è rimasto il legittimo tentativo di lottare per qualcosa e non sta andando affatto male. La Fiorentina è a novanta minuti dalla finale di Coppa Italia, per quanto siano forse i più difficili della stagione, e si gioca un quarto di finale accessibile per replicare almeno la semifinale di Conference League. Andamento simile, modalità completamente diverse: lo si è visto in entusiasmo, risultati, contesto. Della spinta accompagnata dal pizzico di travolgente positività dell’anno scorso, infatti, è rimasto ben poco.

L'unica chance è andare controcorrente

I vecchi ricordi non esistono più, resta soltanto un mese e mezzo per centrare un bersaglio storico in maniera inattesa e per certi versi insperata. L’unica arma che la Fiorentina ha costantemente a disposizione è giocare a carte scoperte. La sua ingenuità adolescenziale è la stessa energia che la porta a dominare anche le partite più impensabili: a mille all’ora, armata anche dei suoi difetti, questa squadra ha dimostrato di saper essere ancora un’insidia spinosa per molti.

In una parola: perseveranza

Restano gli enigmi strutturali, quali le energie calanti verso le ultime partite, la gestione dell’alternanza campionato-coppe e l’effettiva qualità della rosa. Per trovare le risposte in una delle squadre più illogiche viste negli ultimi tempi in viola, la strada può naturalmente essere lontana dalla razionalità, che non fa proprio per questa Fiorentina. Perseverare nel proprio credo e lavoro è l’unico appiglio di speranza per tenere aperto ogni possibile scenario. Tutt’altro che semplice, ma ancora possibile, se Italiano ha insegnato qualcosa. All-in.

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