Così è se mi pare... La Fiorentina come bene immateriale tutelata dal'Unesco. Un patrimonio che non può essere messo in pericolo da chi non ne comprende il valore
Firenze non è solo il Duomo, gli Uffizi, Ponte Vecchio. Firenze è anche la Fiorentina. Un patrimonio collettivo che vive nelle emozioni di generazioni, nelle domeniche allo stadio, nei colori che sventolano dai balconi dei quartieri popolari come dai palazzi del centro. Un bene immateriale, ma non per questo meno reale, che meriterebbe la stessa tutela internazionale riconosciuta alle testimonianze artistiche e culturali della città.
Un codice identitario
La storia viola attraversa un secolo di vita fiorentina. È stata testimone dei cambiamenti sociali, delle trasformazioni urbanistiche, dei momenti più luminosi e di quelli più difficili. Per molti, la Fiorentina è una lingua condivisa, un codice identitario che unisce classi sociali, generazioni, perfino chi vive lontano da Firenze ma porta con sé il legame alla squadra come un pezzo di casa.
Un bene culturale immateriale
Per questo la Fiorentina può essere considerata un vero “bene culturale immateriale”, secondo la definizione Unesco: un insieme di tradizioni, pratiche collettive, espressioni comunitarie che danno forma all’identità di un territorio. La liturgia della partita al Franchi, il vocabolario della Fiesole, la memoria delle glorie europee, il dolore condiviso di tragedie come quella di Davide Astori: tutti elementi che compongono un’eredità culturale viva, partecipata e profondamente radicata.
Una prospettiva pericolosa
Ed è proprio per questo che oggi cresce la preoccupazione. La gestione attuale della società — tra scelte tecniche discutibili, investimenti sballati, incompetenza dirigenziale e una comunicazione horror — sta trascinando la Fiorentina verso un rischio concreto di scivolare in Serie B. Una prospettiva che, al di là dei risultati sportivi, mette in pericolo quel patrimonio immateriale che la squadra rappresenta.
Il problema non è solo tecnico o tattico: è culturale. Una proprietà può possedere un club, ma non può possedere ciò che un club significa per una città. Quando decisioni miopi o la mancanza di una visione sportiva solida incrinano quel legame, è l’intera comunità a subirne le conseguenze. E Firenze — città che ha saputo tutelare nei secoli la sua identità — percepisce oggi una distanza crescente tra chi guida la società e chi ne rappresenta l’anima.
Firenze, capitale mondiale della cultura, dovrebbe essere apripista in Italia nel rivendicare che anche la Fiorentina è un bene collettivo da proteggere, non una semplice azienda da amministrare.
Tutelare la Fiorentina come patrimonio immateriale non significa bloccare il calcio moderno, ma ricordare una verità semplice: la squadra non appartiene a chi oggi la gestisce, ma alla città che la vive, la sostiene e l’ha resa ciò che è. Se il centro storico di Firenze è patrimonio Unesco perché racconta la storia attraverso l’arte, la Fiorentina lo è per ciò che racconta attraverso il sentimento popolare.
Un bene da rispettare sempre
E forse è arrivato il momento di dirlo con forza: questo patrimonio non può essere messo in pericolo da chi non ne comprende il valore profondo. Firenze merita una Fiorentina all’altezza della sua storia. E merita che questo bene immateriale sia riconosciuto, protetto e rispettato. Sempre.



