Una Fiorentina dai mille volti sbiaditi ma senza un aspetto reale e concreto. Nel laboratorio di Palladino si sperimenta ma dietro al multi-modulo manca la sostanza

A differenza di molti suoi colleghi, Raffaele Palladino di numeri ne snocciola in quantità industriale: siamo abituati infatti ad un ‘calcese’ secondo il quale, “l'interpretazione vale ben più di un modulo stabilito a tavolino”. Il tecnico viola appare sempre molto attratto dai sistemi, dalla loro molteplicità e adattabilità alla rosa della Fiorentina. Quasi che fossero compartimenti stagni con cui modificare verticalmente l'aspetto della sua squadra.
E non a caso, anche ieri, Palladino a questo ha fatto riferimento, citando gli aspetti positivi della sua stagione: il 3-4-3 portato dietro da Monza, sfociato poi in un 4-2-3-1 mascherato e poi virato su un 3-5-2. Tutti cambiamenti arrivati però più per emergenza, e in seguito a risultati non più sostenibili, che per progressiva crescita di squadra. Anche perché tra la metà di agosto e la fine del mercato estivo e tra fine dicembre e il termine del mercato invernale, la Fiorentina è stata ribaltata almeno due volte a livello di rosa.
Rientra tutto nella schizofrenia con cui questo club viene gestito, nella frenesia emozionale del mercato all'ultimo giorno e nella sperimentazione tattica, dovuta più alla disperazione che alla conscia predisposizione di soluzioni alternative. Il risultato insomma è stato quello di una Fiorentina dai mille volti, ma tutti sbiaditi, a breve-media scadenza, e non di una squadra davvero studiata e cresciuta su dei punti fermi. Esaltare il multi-modulo insomma sa di sguardo rivolto al dito e non alla luna, al dessert ma non alle portate principali, al design di pregio ma non alle fondamenta. E' un po' come se un giovane studente volesse laurearsi senza prima aver finito il liceo: alla Fiorentina di Palladino, più che i piani B o C manca spesso quello A.