Una difesa horror e uno schieramento ottuso e inspiegabilmente intoccabile. Occorre un decreto presidenziale per mettere a sedere Pablo Marì?

La malattia del 3-5-2 ha ormai contagiato un po' tutto il calcio italiano, Nazionale compresa, sull'onda lunga dei pochi che lo interpreta(va)no in ottica moderna: su tutti l'Inter di Inzaghi e l'Atalanta di Gasperini. L'arte dello scimmiottamento ha invaso anche Firenze, prima con Palladino, poi con Pioli e ora con Vanoli: tutti affezionati alla pavidità della difesa a tre, tutelata da altri due terzini. E se la difesa della Fiorentina dello scorso anno, qualche minima garanzia la dava, l'attuale è un groviera esasperante, un complesso di disastri alternati tra i vari protagonisti, in balìa costante degli avversari e sempre meno coperta da De Gea.
Il cambio panchina non ha portato inspiegabilmente alcun cambiamento, alcun tentativo, niente di niente: si riparte sempre con la stessa, maledetta e dannosa, difesa a tre, forse bene dell'Unesco, forse specie tutelata dal WWF, magari bene architettonico intoccabile per la Sovrintendenza. Il cui perno è Pablo Marì, giocatore che per come si esprime in campo vale a fatica la categoria, sempre in ritardo sugli attaccanti, approssimativo nei tocchi, elefantesco nelle movenze ma a quanto pare imprescindibile. “I compagni lo seguono” ha detto Vanoli di recente, sintomo che in un disastro come la Fiorentina attuale uno dei leader possa essere perfino lo spagnolo. Ora arrivano in serie Dinamo Kiev e Verona, che serva un decreto presidenziale per provare una difesa a quattro e fare a meno dell'ex Monza? Chissà.



