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Terza parte dell'intervista a Federico Chiesa, che in questo spezzone parla del rapporto con il padre Enrico ma ricorda anche i suoi inizi con la Fiorentina, dalla rete alla Juventus Primavera al primo gol in A: "Questo video (in cui a 3 anni parla, in braccio ad Enrico ndr) l’ho visto tante volte, non me lo ricordo ovviamente perché ero piccolissimo però mi fa ridere perché da bambino sognavo di fare gol e poi sono riuscito a segnare per la Fiorentina al “Franchi”, ripercorrendo la strada di mio padre, che è stato un campione e ha vinto qui a Firenze. Mi è capitato di guardare qualche video su youtube per vedere come faceva a mettere la palla al sette da fermo ma è un suo segreto. Dice che l’ha imparato con gli anni, con la Fiorentina arrivò a 22 gol, mi sa che è uno dei campionati in cui ha segnato di più. Quando venne qua e vinse la Coppa Italia fu il capocannoniere, io spero di arrivare almeno in doppia cifra, per arrivare a quei numeri bisogna lavorare tanto. Gol con la Primavera alla Juve? Ero al primo anno di Serie A, Sousa per fare minutaggio mi mandò. Andai con una voglia incredibile perché non avevo mai vinto a Vinovo, finì 4-1 e con i miei compagni di Primavera c’era un grande affiatamento. L’emozione di vincere con mister Guidi, con il quale non avevamo mai vinto a Torino, fu un’emozione bellissima, ricordo anche la festa che facemmo al ritorno da Vinovo. L’abbraccio con mio fratello? Questa scena è stata premeditata, perché mio fratello mi disse che avrebbe fatto il raccattapalle, forse dietro la porta sotto la Fiesole, per cui gli avevo promesso che sarei andato ad abbracciarlo. Poi dopo il gol lo cercavo ma lo vidi solo dopo un po’ perché in realtà l’avevano messo vicino alle panchine. I miei compagni volevano abbracciarmi e non ci riuscivano perché volevo andare proprio da lui. Lui è un 2004, è allenato da mister Donadel, che ho fatto qualche allenamento in Primavera quando lui era al Montreal Impact e in inverno veniva con noi. Il primo gol in A? Quando ho fatto gol in quella situazione non sapevo che fare, se buttarmi in terra, esultare. Ricordo l’abbraccio di Vecino che da dietro mi disse qualcosa tipo “E’ tutto tuo”. Le scarpe di quella partita ce l’ho in bacheca a casa".


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