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Inutile nascondersi dietro a un dito: il rendimento dell'attaccante della Fiorentina, Federico Chiesa, fin qui è stato al di sotto delle aspettative. Un avvio che non ha contribuito a diradare le nubi che si erano addensate in estate, con i silenzi dall'America e poi il forte mal di pancia, stemperato in modo semi brusco e semi diplomatico da Joe Barone e Commisso. L'obiettivo della proprietà americana era quello di ripartire da lui come uomo simbolo della rinascita e della fiorentinità, vista la sua crescita umana e calcistica in riva all'Arno. Federico però, ad oggi sembra non viaggiare sullo stesso binario: spesso le sue prestazioni si riempiono di eccessivi individualismi, quasi come a voler emergere al di sopra della Fiorentina, senza però farne gli interessi. La partita (e il gol subito) col Parma ne rappresentano un esempio.

A parziale scusante per questo rendimento sotto la media, c'è sicuramente una condizione magari non ottimale o un ruolo ancora non ben definito in campo. Ma il Chiesa di un po' di tempo fa riusciva comunque a bypassare molte difficoltà, anche fisiche, offrendo strappi importanti alla manovra viola. Con un futuro ancora tutto da scrivere e un contratto potenzialmente rinnovabile, il buon Federico dovrebbe capire che l'eccesso nel protagonismo difficilmente farà vincere molte partite alla Fiorentina, dote che spetta a pochissimi al mondo. Più facilmente invece, le consegnerà dei risultati deludenti.


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