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Moise Kean
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Finalmente una Fiorentina che domina davvero, come non accadeva da mesi. I numeri raccontano una partita senza discussioni: 20 tiri totali, 8 nello specchio, in una gara inevitabilmente condizionata dall’espulsione di Okoye ma che, al di là dell’episodio, ha visto i viola primeggiare in tutti i duelli. Tradotto: non solo hai vinto, hai anche meritato di farlo.

Nelle partite giocate fin qui il copione era quasi sempre lo stesso: tanto possesso, tanto volume, ma sterile. Poche conclusioni pulite, poche occasioni vere. Stavolta no. Stavolta sei arrivato al tiro tante volte e con qualità, soprattutto dentro l’area. È vero, la Fiorentina ha concluso anche da fuori, ma soprattutto ha riempito l’area di rigore con continuità, portando palloni su palloni là dove l’Udinese non è praticamente mai riuscita a porre rimedio.

Il nuovo sistema di gioco

C’è stato un cambio di sistema di gioco, un timido 4-4-2 (a tratti un 4-3-2-1), ma la cosa più interessante è un’altra. La squadra è sembrata corta, compatta, con più uomini tra rifinitura e area, e con una presenza molto più continua nelle zone dove si fa davvero male. In una stagione in cui le lamentele per un possesso laterale e sterile hanno fatto da padrone, almeno per una sera il possesso e il volume di gioco hanno avuto conseguenze concrete, perché accompagnati da un attacco costante alla porta e da tante occasioni.

I cambiamenti e l'interrogativo

Questa vittoria cambia due aspetti. E non cambia, almeno per ora, il terzo.

Primo cambiamento, il più evidente: al 21 dicembre arriva finalmente la prima vittoria stagionale. Dopo settimane in cui sembrava impossibile anche solo immaginare una partita “normale”, la Fiorentina segna cinque gol e chiude la gara con numeri da squadra dominante.

Il secondo riguarda l’aspetto mentale. Fin qui la Fiorentina è sembrata una squadra che, anche quando produceva, non dava mai l’idea di crederci fino in fondo. I dati precedenti al match raccontavano proprio questo paradosso: una produzione di occasioni che non giustificava l’ultimo posto in classifica. Questa partita è l’eccezione che conferma la regola: il problema non è creare, ma trasformare. Quando trasformi, la squadra si scioglie, gioca meglio e improvvisamente tutto sembra più semplice.

Terzo aspetto, quello che ancora non cambia ed è anche un pesante interrogativo: questa è una svolta o solo un episodio?

Perché la stagione, fin qui, è stata una sequenza di partite in cui la Fiorentina ha spesso fatto “abbastanza” per non perdere, ma ha perso lo stesso per due motivi ricorrenti: poca ferocia in area avversaria e fragilità nei momenti decisivi, tra gol subiti nel finale, rimonte incassate e partite buttate in pochi minuti.

Adesso, ed è quasi scontato dirlo, tutto passa dal percorso da qui in avanti. A partire dalla sfida di sabato alle 12.30 a Parma, una partita che ha tutti i requisiti per essere una trappola, uno scontro diretto a tutti gli effetti nella lotta per non retrocedere. 


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