Quel portiere della Fiorentina che reinventò il ruolo: "Uscivo spesso perché in porta mi annoiavo"

E' uscito in questi giorni, edito dalla casa editrice Porto Seguro Editore di Firenze, il libro dal titolo IL NUMERO 1 - STORIA E ANEDDOTI DEI GRANDI PORTIERI DEL CALCIO DEL XX° SECOLO scritto da Leonardo Colapietro. Una pubblicazione per appassionati che ricorda coloro che hanno fatto la storia di questo grande sport di massa, nel ruolo di guardiani della porta.
Nel calcio è evidente una diversità di trattamento tra chi i gol li fa rispetto a chi i gol, invece, li evita. Tra i grandi campioni rimasti impressi nella memoria dei più, sono gli attaccanti, indubbiamente, a farla da padrone. Del resto il calcio trova la sua sublimazione nella palla che gonfia la rete. Questo lavoro vuole, nel suo piccolo, rendere giustizia e recuperare il gap di memoria per un ruolo del tutto speciale, il portiere, ed ai suoi più grandi interpreti. Esiste un momento in cui diventa il co-protagonista assoluto, il calcio di rigore. Che può regalargli una notte di gloria per sempre, come accadde a Helmut Duckadam, portiere della Steaua Bucarest che conquistò la Coppa dei Campioni, parando quattro rigori su quattro. La leggenda narra che il dittatore Ceausescu, geloso della sua fama in patria, gli fece spezzare tutte le dita delle mani. Solo, con quella maglia diversa dagli altri, lui non può sbagliare, perché dietro non c'è più nessuno a rimediare. Un gol sbagliato rimane tale e dopo qualche giorno nessuno se lo ricorda più. Una papera, lo spauracchio dei numeri uno, si trasforma in un nome sul tabellino dei marcatori e vi rimane per sempre, a volte facendo la storia. In pochi ne sono stati immuni, grandi campioni hanno vissuto drammi sportivi come Sarti, Zubizarreta, Zenga, giocandosi scudetti, coppe e titoli mondiali. Del resto, quando sei ragazzino chi è che vuole andare in porta nelle partitelle con gli amici? Nessuno. Toccava fare la conta o ci veniva spedito il più piccolo, o il più scarso. È così che spesso sono iniziate grandi carriere di grandi portieri. Da Zamora a Jashin, passando per Albertosi e Maier o Gilmar, le grandi gesta di grandi campioni tra storia e leggende, pagine di sport indimenticabili.
Tra i portieri che hanno vestito la maglia della Fiorentina ci sono storie riguardanti Enrico Albertosi e Giuliano Sarti.
Proprio su Sarti leggiamo che aveva il "suo modo inconsueto, per quei tempi, di interpretare il ruolo di portiere uscendo spesso fuori dai pali «perché in porta mi annoiavo», con il fiato e la corsa di Chiappella che copriva tutti, arriva il primo dei due scudetti viola sin qui vinti, e l'anno successivo arrivano a giocarsi la finale di Coppa dei Campioni appena istituita. La squadra viola perde, non senza polemiche per un arbitraggio assai discutibile, in casa del grande Real Madrid di Kop Di Stefano, Rial e Gento e sfiorando un altro scudetto, non vinto forse per colpa di quel doppio impegno che le altre non avevano: «Più che una partita, una corrida – ricorderà quella finale - centomila spettatori contro di noi. Ma resistemmo, fino a pochi minuti dalla fine. Per un rigore, per un fallo commesso cinque metri fuori dall'area»".