Nel commento del presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, dopo la disfatta storica di Cagliari di domenica scorsa, non può passare inosservato un avverbio che il patron ha usato nell’analizzare la partita.

“Ancora una volta”. Inutile girarci intorno, il numero uno gigliato non dice né fa niente a caso e ha voluto certamente lanciare un primo messaggio di stizza nei confronti del momento attuale della squadra: è, di conseguenza, altrettanto senza senso pensare che il riferimento non sia anche all’allenatore, Vincenzo Montella. Il tecnico, richiamato dai Della Valle nell’aprile scorso, ha chiuso la passata stagione con due pareggi e cinque sconfitte ed è partito questa con la consapevolezza di non poter più sbagliare, viste pure le turbolenti esperienze alla Sampdoria, al Siviglia e al Milan.

Tirando già una riga di questi primi mesi e considerando la rivoluzione estiva, la nona posizione della Fiorentina non può certamente essere da buttare, complice l’anno di transizione che spesso i dirigenti viola hanno affermato di contemplare in questa stagione.

Nella partita di Cagliari in particolare e nell’ultimo periodo in generale, però, sono crollate tutte le certezze dell’aeroplanino, che è incappato in una prestazione tanto sorprendente quanto ingiustificabile. L’equilibrio trovato col 3-5-2 è sparito, così come l’imprevedibilità offensiva (con un Chiesa sottotono), la solidità nelle retrovie e la dinamicità del centrocampo, che sembra essersi sciolto come neve al sole (Pulgar è in riserva e Badelj sta viaggiando dall’inizio con le marce basse).

Commisso, nei giorni del suo arrivo a Firenze a giugno, ha deciso di dare fiducia a Montella, coadiuvandolo da chi lo conosce bene come Pradè, essendo consapevole dell’ottimo passato a Firenze del tecnico. Il presidente, visto anche il contrattone fino al 2021 dell’allenatore, non se l’è così sentita di fare immediatamente rivoluzione e non è perciò del tutto corretto dire che il campano sia un allenatore scelto da Rocco.

Queste ultime prestazioni della Fiorentina stanno iniziando a stancare la proprietà viola, che, nonostante la confermata fiducia di Joe Barone, con quell’”ancora”, ha dato i primi segnali di malumore: l’aeroplanino deve tornare a volare, il mirino è inevitabilmente puntato su di lui.

GIACOMO TRAMBUSTI


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