Nel nuovo libro Calcio, Politica e Potere, pubblicato da Edizioni Mondo Nuovo, viene spiegato come il calcio, oltre ad essere uno strumento di soft power attraverso cui le nazioni si impongono come interlocutori politici ed economici, rappresenti anche uno degli elementi di aggregazione più potenti. Ne abbiamo parlato in ottica campionato italiano e Fiorentina con l'autore Valerio Mancini, politologo, professore e Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo della Rome Business School.

Sig. Mancini, nel campionato italiano in quali precisi contesti si notano gli effetti della geopolitica? 
“A differenza di quanto si può notare nei maggiori campionati esteri, con l’esaltazione o forse esasperazione di questo concetto nella Premier League inglese, nel business del calcio italiano il modello di governance continua a rimanere sostanzialmente chiuso. Non stupisce infatti che nel 2020-2021, la proprietà delle società di calcio professionistico risulta a nome di una persona giuridica estera solo per l’11% dei casi, mentre per il 61% risponde a una persona giuridica italiana e nel restante 28% dei casi si tratta di una persona fisica. Tra il 2011 e il 2021 il valore complessivo degli interventi di ricapitalizzazione ha superato i 5 miliardi, e di questi il 35% relativi a club con proprietari italiani e il 65% apportati da società con azionisti di riferimento stranieri; provenienti principalmente da Cina e Stati Uniti. Il tutto in un contesto caratterizzato, dal punto di vista infrastrutturale degli stadi, una evidente necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva sul territorio italiano. Difatti, nel calcio professionistico, l’età media degli impianti si attesta attorno ai 62 anni in Serie A e tocca addirittura i 64 in Serie C. 
Tuttavia solo nel 12% degli stadi di Serie A vengono utilizzati impianti che sfruttano fonti di energia rinnovabili e solo il 7% degli stadi del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica. D’altronde, l’impatto economico, sociale e sportivo  che la realizzazione di nuovi stadi di calcio può avere per il nostro paese ha dimensioni davvero notevoli. Attualmente sono 12 i progetti di realizzazione di nuovi stadi di calcio attualmente in fase di pianificazione e/o di effettiva realizzazione e, secondo le stime, la loro finalizzazione dovrebbe comportare da un lato un investimento complessivo pari a 1,9 miliardi di euro, e dall’altro un impatto positivo pari sia a 176,8 milioni di euro, come ricavi da ticketing, oltre a un aumento dell’affluenza degli spettatori agli stadi (+2,7 milioni) sia e soprattutto in termini occupazionali con la creazione potenziale di quasi 10.000 posti di lavoro".

Spostiamoci ora a livello geopolitico dalle nostre parti. La Fiorentina e Firenze. Un patriottismo e un amore per la squadra e la città forse unici in Italia? Come le descriverebbe?

"Il legame tra i fiorentini e la Fiorentina è qualcosa di difficilmente descrivibile e che rappresenta una peculiarità del capoluogo toscano. Fin dagli albori la passione che ha unito il popolo viola è stato un sentimento più forte dei risultati ottenuti dalla squadra. Soltanto due scudetti sono arrivati a Firenze eppure questo amore non è mai venuto meno, anche perché i tifosi viola amano la squadra in modo viscerale, indipendentemente dai risultati. Se pensiamo al secondo scudetto, quello del 1968, storico perché vinto da una squadra giovanissima cominciamo a capire che già nel secondo dopo guerra c’era qualcosa di magico nell’aria. La storia della Fiorentina non è fatta di trofei, ma di tante delusioni, tante difficoltà, tante occasioni mancate come l’ultima stagione ha insegnato con le due finali perse. Nonostante questo l’amore dei fiorentini non è mai venuto meno verso la Fiorentina e anzi proprio nei momenti difficili i tifosi si sono aggrappati ancora di più alla squadra. Si dice che quando nasce un tifoso viola il sangue che gli scorre nelle vene non sia rosso… A Firenze conta solo la Fiorentina e nessun fiorentino si vergognerà mai dire che tifa solo per la squadra viola e che per lui la Fiorentina è l’unica nazionale che conta. Questa passione, rafforzata proprio quando la squadra ha più volte toccato il fondo, si manifesta in maniera evidente se pensiamo che in secoli di storia solamente la Fiorentina è riuscita a unire un popolo da sempre in lotta, quello dei guelfi e dei ghibellini, per sostenere quella squadra che ogni stagione prova a dare il massimo e molto spesso arriva un soffio dal grande trionfo. La Fiorentina rappresenta perfettamente l’esempio, di cui parliamo ampiamente nel nostro libro di "nazionalizzazione delle masse", che si deve a teorici come George Mosse, Ernest Gellner, Benedict Anderson. Gli studiosi spiegano come il senso di appartenenza territoriale non sia innato, ma sia una 'costruzione sociale' prodotta attraverso una serie di regole e discipline. I mezzi di comunicazione, lo storytelling, i monumenti alla nazione, l'epica nazionale, la scuola, l'alzabandiera a scuola, lo sport. Il calcio, in modo particolare, ha avuto questa funzione".

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