La Fiorentina ha un giocatore che può fare la differenza. Ma fino ad ora è rimasto in un letargo calcistico difficile da spiegare. Nico Gonzalez ha velocità di piede e di pensiero. Può giocare indifferentemente sulla fascia destra o sinistra del campo, senza perdere la capacità di scattare, fintare, dribblare l’avversario. Salta di testa con la perfetta scelta di tempo di un giocatore di basket lanciato a canestro. Quando parte palla al piede lo si può fermare solo abbattendolo fisicamente. La sua collezioni di calcioni negli stinchi si arricchisce partita dopo partita. Magari ama eccessivamente ruzzolare come una pallina impazzita dopo l’impatto col piedone ruvido dell’avversario.

Il suo cartellino detiene il record come il più costoso nella storia della Fiorentina. Dovrebbe fare il botto ad ogni partita ma così non è. Anzi, in questa stagione Gonzalez, anziché un ruolo da protagonista, ha recitato quella di comparsa. I dati ci raccontano di 28 presenze (ma solo la metà da titolare) tra campionato e coppe, con otto reti (molte di queste su rigore). Troppo poco.

Insomma si può dire che la Fiorentina è arrivata ai risultati attuali, anziché grazie all’argentino, nonostante la sua latitanza. Il finale di stagione presenta traguardi appetitosi ma anche ostacoli da superare via via più ardui. I viola hanno necessità di un’iniezione di talento e concretezza nella fase offensiva. Cabral fa quel che può (e ora lo sta facendo bene), Jovic si trastulla col suo passato da bomber sempre più sbiadito, Ikonè e Sottil risultano ancora delle incompiute.

Sta a Gonzalez fornire il propellente per un rush finale scoppiettante. Si ricordi dei predecessori, suoi connazionali, in maglia viola: da Montuori a Bertoni, da Diaz a Batistuta. E si candidi a continuarne la specie…

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