C'è voluto un comunicato doveroso, lucido, chiaro della Curva Fiesole per rompere il silenzio. Un raggio di luce, uno scossone improvviso a rianimare una città che dalla serata di Atene non si era (e non si è) ancora ripresa. Il suono ovattato delle polemiche, della rabbia e della delusione lascia spazio adesso a una speranza, quella che la società recepisca il messaggio e torni finalmente a parlare, possibilmente in modo onesto e trasparente.

Un inspiegabile silenzio

Perché l'altro grande silenzio, oltre a quello di una città sportivamente distrutta dal risultato di Atene, è stato quello della società. A due giorni dalla finale neanche una dichiarazione, una parola, due righe da parte di qualche giocatore, dirigente o magari proprio di Rocco Commisso. Non tanto sulla partita in sé, d'altronde è comprensibile l'amarezza e la voglia di evitare commenti a caldo, ma almeno un ringraziamento per tutti quei tifosi che hanno seguito la squadra ad Atene era doveroso.

Sarebbe bastato un “grazie”

E invece no. Silenzio totale, completa indifferenza e modus operandi come se niente fosse anche guardando banalmente alle ultime pubblicazioni sui canali ufficiali. Settimana prossima qualcuno parlerà? Forse. Ad ogni modo, anche se Commisso, Pradé o chi per loro avrà il coraggio di metterci finalmente la faccia e concedere spiegazioni, da Atene saranno già passati giorni e giorni. E a quei diecimila nessuno avrà ancora detto grazie


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