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Riceviamo e pubblichiamo volentieri

Caro Direttore

Questa lettera che ti sto scrivendo verrebbe, con tutta probabilità, cestinata da qualsiasi altro Direttore di settimanale o quotidiano, perché ritenuta non " politically correct ". Ma tu dirigi una Rivista che, fin dal titolo, si annunzia come palestra di libertà per i suoi collaboratori , il che costituisce un" unicum" nel campo e conseguentemente la sua qualità, sicché confido nella sua pubblicazione.

Con quanto ti scrivo intendo mettere in evidenza un fatto che ritengo emblematico della cura che hanno i politici, che ci rappresentano, dei nostri beni culturali. La vicenda è nota, perché mi riferisco al progetto di ristrutturazione dello Stadio Franchi portato avanti dal neo presidente della Fiorentina, l'italo-americano Commisso, del quale ne hanno ampiamente parlato i giornali.

 Come, dunque, si sa, il progetto Commisso, che prevede una radicale ristrutturazione dello Stadio, è stato respinto dal Soprintendente perché ritenuto incompatibile con il vincolo, imposto all'epoca , senza opposizione del soggetto proprietario e cioè, il Comune , per la sua peculiare rilevanza culturale universalmente condivisa; tant'è che lo stadio Nervi è conosciuto, a livello europeo, come esempio  di valore di tutto rilievo dell'architettura italiana, e non solo di quella, degli anni trenta del secolo scorso. Non lo dico io, ma gli studiosi della materia in modo unanime.

 Il regime proprietario determinato dal vincolo, espressione dell'interesse generale, fa sì che il proprietario del bene protetto sia obbligato al rispetto della sua destinazione e sia ugualmente obbligato alla sua manutenzione, affinché esso non si deteriori. Il vincolo, comunque, non ha valore assoluto e può consentire, se autorizzato dall'Ufficio competente, interventi ritenuti compatibili con il vincolo medesimo. Nel caso del progetto Commisso, il Sovrintendente, organo periferico del Ministero dei Beni culturali, ha ritenuto, non per un proprio capriccio, ma per l'interesse generale, che il progetto non fosse, per la sua portata demolitoria, che avrebbe snaturato il bene oggetto della protezione, incompatibile con la presenza del vincolo, alla stregua delle prescrizioni del vigente "Codice dei beni culturali e del paesaggio".

 A questo punto va detto che lo Stadio Franchi è attualmente - e cioè in conseguenza dell'intervento degli inizi degli anni Novanta, quando venne eliminata la pista dell'atletica - già capiente per ospitare le partite di calcio della Fiorentina, sicché non ha alcun senso la sua quanto mai massiccia ristrutturazione proposta, quando ,invece, esso necessita di un restauro conservativo che spetta al Comune realizzare in quanto proprietario del bene protetto.

 La partita sembrava ormai chiusa essendosi espresso negativamente, nel merito del progetto, l'organo competente ossia preposto alla tutela del bene protetto. Lo sembrava, in qualsiasi altro Paese che intendesse tutelare il proprio patrimonio culturale e l'Autorità dello Stato, ma non in Italia, dove si sono trovati politici locali che non si sono fatti scrupolo di tacciare il Soprintendente di essere portatore di interessi di parte per non avere accolto la pretesa del ricco, quanto prepotente, presidente Commisso che tanto seguito, ritengono, abbia fra i tifosi. Non tutti i tifosi sono, peraltro - va detto a questi politici che sperano nei loro voti - sono degli sguaiati cialtroni , perché molti hanno a cuore le sorti della loro città e della sua bellezza architettonica di cui lo Stadio di Nervi fa parte integrante, quanto meno della sua storia novecentesca.

 Abbiamo detto dei parlamentari locali, ma che dire del Comune, proprietario dello Stadio, che si schiera dalla parte del privato nello scempio del bene, tutelato per il conseguimento di finalità di interesse pubblico, e poi esprime il suo entusiasmo per essere riusciti ad esautorare l’Ufficio statale competente previsto dalla legge, come fra poco diremo? Per mio conto un tale comportamento rimarrà a disdoro dell’Amministrazione comunale per più e più anni.

Fatto sta che quei parlamentari, ai quali sopra abbiamo accennato, non peritandosi di stravolgere l'attuale legislazione tutoria, hanno presentato un progetto di legge, inteso ad "aggirare il vincolo ": in questi termini si sono espressi alcuni di loro, ritenendo evidentemente la protezione disposta – non si sa su quali basi-ingiustificata. Certo, fa impressione su qualsiasi persona appena acculturata, sentire il Presidente di Italia viva accusare il Partito Democratico di stare con la Soprintendenza ed assistere poi alla risposta di questo partito che si affretta a respinge l'accusa, come se la Soprintendenza non esprimesse  la volontà statuale diretta a perseguire l'interesse generale, ma quella di un privato interessato a non si sa che cosa.

(...)

Ora si tratta di vedere se il Ministro Franceschini smentirà il proprio Ufficio periferico che ha agito, nella sua discrezionalità tecnica in ossequio alla legge e, soprattutto, con quale motivazione rilascerà l’autorizzazione. Se agirà in questo senso, contraddicendo cioè la Sovrintendenza, ne uscirà però compromessa, non solo l’autorità del Sovrintendente, ma la stessa credibilità e autorevolezza dello Stato, per cui tanto vale trasferire la materia alle Regioni, come da alcune già richiesto, che provvederanno senza meno ad esautorare le Soprintendenze delle loro funzioni con la creazione di propri Uffici o con la delega agli Enti locali minori.  

Alberto Abrami

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