1098 giorni di Conference: una storia d'amore che cerca il suo lieto fine. Adesso è il momento di diventare grandi

1098 giorni fa la Fiorentina giocava la sua prima partita in Conference League, quella competizione giovanissima, nata giusto l’anno prima e per giunta vinta da un’italiana, quale la Roma: il 18 agosto il Franchi accolse gli olandesi del Twente, in un match che ha contribuito a riportare a Firenze l’aria di calcio europeo che mancava da 5 stagioni calcistiche. Quell'entusiasmo che accompagnava il ritorno in Europa, però, negli anni ha lasciato spazio a un crescente sentimento di incompiutezza. Tre anni di Conference - col quarto in avvio domani sera - e quarantasei partite disputate dopo, la presenza fissa della Fiorentina è diventata un dato eloquente, ma per niente positivo.
Un entusiasmo volato via
La retorica secondo la quale “il calcio europeo va bene sempre, anche se è di Conference” può durare una, al massimo due stagioni consecutive. Il quarto anno consecutivo di Conference League, peraltro raggiunto all’ultima giornata grazie al suicidio della Lazio in casa contro il Lecce, non è un evento da festeggiare. Al contrario, denota una situazione stagnante e non in evoluzione, il famoso salto di qualità che però non arriva mai. La Conference, per squadre come la Fiorentina, deve essere un trampolino e non un punto di arrivo: una prospettiva che si è quasi fatta realtà per ben tre anni di fila, e in due di essi il sogno si è interrotto proprio sul finale. Ogni anno la Fiorentina si affaccia alla competizione come una delle favorite, e puntualmente ne esce malconcia, a differenza delle sue pari livello.
Guardare gli altri crescere
Non a caso, nei principali 5 campionati europei, nessuna squadra (e sottolineo, nessuna!) ha mai disputato più di una volta questo torneo. Senza scomodare un Chelsea nettamente fuori categoria, ci sono state tante squadre che se la giocano ad armi pari con la Fiorentina, che hanno sì fatto il salto di qualità dopo la Conference. C’è il Betis, che ha figurato solo l’anno scorso perdendo in finale, ma che quest’anno si giocherà l’Europa League così come la Roma, che ha disputato solo la primissima edizione del torneo, e che si è poi regalata tre anni di fila in Europa League, col quarto in arrivo questa stagione: non si parli di stagnazione però, perché quella è una competizione che alza in maniera drastica il livello sia sportivo, sia economico, sia di potere sul mercato, rispetto alla sua sorella minore. Addirittura l’Olympiakos, dopo aver battuto la Fiorentina in finale due anni fa, l’anno scorso si è fermata solo agli ottavi di Europa League dopo essere passata dal girone nelle migliori otto squadre, e quest’anno giocherà la Champions League.
Primo atto, ultimo capitolo?
Cosa manca allora alla Fiorentina rispetto alle squadre sopracitate? Da domani sera si riparte alla ricerca di una risposta a questa domanda, in un torneo che del calcio europeo ha solo il nome. L’auspicio di rivedere la famosa ‘Europa che conta’ a Firenze passerà anche, inevitabilmente, dai risultati ottenuti in questa competizione: che sia la volta buona per mettere la freccia ed entrare in corsia di sorpasso, perché un altro anno di ‘traffico’ in Conference League sarebbe un ostacolo non indifferente nel processo di crescita che la Fiorentina si ripromette di aver intrapreso.