"Commisso cambia passo e apre a una riconciliazione con Firenze e a nuove prospettive per il Franchi. Una legge iniqua"

Riceviamo e pubblichiamo.
Vorremmo prima di tutto ricordare quanto tutti oggi sembrano dimenticare. Ossia che in larghissimo anticipo, il Comitato ‘Vogliamo il Franchi’ da alcuni di noi fondato, ha condotto la battaglia per la salvaguardia dello storico stadio di Firenze fin dal settembre del 2019, raccogliendo già allora il sostegno di oltre 3000 fiorentini tra i più lungimiranti e orgogliosi della propria città e dei tesori che custodisce.
Vediamo dunque con estremo piacere lo schierarsi al nostro fianco del mondo della cultura internazionale, sebbene con sensibile ritardo. Il Comitato si è sciolto troppo presto, peccando forse di pessimismo dopo il varo della legge che consente anche restauri invasivi e perfino demolizioni. Ma è rinato con altri componenti e col nome di “Fiorentini per il Franchi” con identico spirito a tutela del vecchio stadio e della Fiorentina al Franchi, tanto più ora con l’arrivo di molti e qualificati rinforzi.
La bella novità è anche una lettera di Rocco Commisso ai tifosi, in cui ammette che l’operazione nuovo stadio è partita persa, tanto a Firenze quanto a Campi. Ma quel che nel testo colpisce è soprattutto il tono finalmente conciliante, se non dimesso, così diverso dal vociare perentorio degli ultimi mesi, ricco di ultimatum anche lesivi della dignità delle autorità locali e nazionali fino alla minaccia di schedare i giornalisti.
Un fatto nuovo, se reale e se sarà confermato, che non può non far felice la tifoseria raziocinante, tanto più in un momento in cui la Fiorentina sta cercando di guarire dal male oscuro che l’ha avvicinata al fondo della classifica. Fa felice in particolare noi, che spesso non abbiamo esitato ad attaccare frontalmente il signor Commisso, nel tentativo di ricondurre la sua sensibilità a riconoscere quanto siano diversi gli Stati Uniti dall’Italia, e in particolare da Firenze con la sua storia gloriosa universalmente accreditata. Forse ci siamo e sarà un bene per tutti, per la Fiorentina col suo proprietario e per tutti noi con la Viola nel cuore. E’ il momento di deporre le armi e pensare a una riconciliazione generale.
Il giudizio del Mibac è del resto scontato: il Franchi non si tocca. Però lo si potrà ben restaurare e ammodernarlo per consentire alla Fiorentina di presentarsi nel mondo con un impianto sportivo di prim’ordine. Anche per coprirlo e avvicinare al campo i frequentatori delle curve i progetti non mancano.
Detto ciò, non può mancare un giudizio severo sulla legge con cui si è voluto lasciare spazio al restauro invasivo, e perfino alla distruzione di monumenti importanti ritenuti obsoleti per le pratiche moderne. Ne sono responsabili tutti i partiti, avendo fatto a gara, per convenienze elettorali, nel presentare norme compiacenti i miliardi di Rocco Commisso. Conviene leggere in queste iniziative il segno ingrato della postmodernità.
Dalla modernità e dal suo universalismo illuminista siamo infatti passati a un pensiero dominante che è l’esatto contrario di quella modernità, e che trova le sue basi nella cancel culture, nel relativismo culturale, nella decostruzione della civiltà europea e delle culture nazionali. Idee scellerate accolte acriticamente soprattutto da troppi pensatori sedicenti progressisti. Col suo inchino ai miliardi, il lasciapassare alla demolizione dello stadio Franchi è parte di questa ideologia oggi dominante, che Gilbert K. Chesterton chiamava “l’obbligo degradante di far parte del proprio tempo”.
E’ un delitto probabilmente scongiurato. Lo speriamo, perché gioverà a tutti. Anche a Rocco Commisso, che finalmente sembra aver riacquistato la ragione.
Massimo Riconda, Vittorio Maschietto, Riccardo Catola, Fiorentini per il Franchi