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Italiano Palladino Fiorentina
Vincenzo Italiano e Raffaele Palladino al Franchi. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Sul Corriere dello Sport si legge l'opinione di Alberto Polverosi alla vittoria in Coppa Italia del Bologna, che domenica affronterà la Fiorentina al Franchi per la penultima gara di campionato. Questa la sua opinione: "Anche il calcio, ogni tanto, risponde a una logica, che non è sempre quella del più forte o del più ricco. (…)  Il Milan va a caso, il Bologna segue una chiara programmazione. (…) Il Bologna segue una sua linea da qualche anno. Saputo ha capito che per far funzionare una società di calcio il proprietario deve essere presente, non si può delegare il comando, non si può guidare da Londra o da New York, e infatti ha fissato da un anno la sua sede a Bologna. Un ruolo fondamentale appartiene a Giovanni Sartori, l’uomo che vede i giocatori prima di tanti altri (se Ibra vuole migliorare il proprio livello, può sempre chiedergli, con umiltà..., qualche consiglio) e che raramente sbaglia la scelta dell’allenatore. 

(…) Mercoledì sera Vincenzo Italiano ha fatto un altro passo verso una nuova dimensione, dimostrando di aver allargato le sue conoscenza e le sue vedute. Quattro giorni prima aveva buttato la vittoria a San Siro contro il Milan tenendo una difesa alta e sguarnita nonostante il gol di vantaggio. Ma quando un errore diventa un insegnamento significa che la lezione è servita. Così, a metà ripresa, Italiano ha messo dentro un difensore (Casale) e tolto un attaccante (Orsolini), dalla difesa a quattro è passato alla difesa a cinque e il Milan non ha più impensierito Skorupski. Aveva fatto la stessa mossa due anni fa a San Siro contro l’Inter: con la Fiorentina che stava vincendo 1-0, a 20 minuti dalla fine aveva tolto un attaccante (Ikoné) e fatto entrare un difensore (Ranieri), difesa a cinque e tre punti a Firenze. Sia chiaro, il Bologna non ha vinto solo per questo, anche se i cambi in realtà gli hanno portato dei vantaggi. (...) Il Bologna ha vinto perché sapeva come e dove andare, perché aveva un’idea precisa, una strategia efficace. La squadra del Milan, come la società, andava avanti con un gioco come veniva veniva. Ecco perché anche nel calcio, ogni tanto, c’è una logica. In Coppa Italia chi programma ha battuto chi va a caso". 

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