Il prossimo 16 febbraio la Fiorentina scenderà in campo all’Estádio Municipal de Braga per i sedicesimi di finale di Conference League. Esattamente sei anni dopo dalla trasferta che poi scaturì l’eliminazione dall’ultima competizione europea. Nel mezzo troppe stagioni di sofferenza, rischi non calcolati e un tanto agognato passaggio di proprietà che dopo quattro anni è lecito dire non abbia poi così beneficiato alla città di Firenze.

16 febbraio 2017: la punizione forte dalla distanza di Bernardeschi non lascia scampo a Sommer e i Viola di Paulo Sousa rientrano in Toscana forti del gol in trasferta che vale doppio. Sette giorni dopo, però, nonostante il duplice vantaggio firmato Kalinic-Borja Valero, la Fiorentina si fa clamorosamente rimontare dai tedeschi ed eliminare dall’Europa League. Sei anni dopo, un’altra importante trasferta, un altro appuntamento con il destino.

Certo, parlare di destino con una squadra che tutto mostra tranne che la provvidenza pare azzardato, ma quella del Portogallo rischia davvero di essere l’ultima trasferta europea per tanti anni. Vista la quasi impossibilità di qualificarsi in Europa tramite il campionato e l’obbligo di successo nelle coppe, la Fiorentina è chiamata a un verdadeiro milagre: fare risultato a Braga. A differenza dell’ultima volta nel 2017, qui il gol fuoricasa non avrà un peso maggiore, ma sarà comunque cruciale (ri)trovare la rete. E non è chiedere poco ad una squadra che viaggia con la media di un solo gol a partita.

Se c’è una competizione che in questa nefasta stagione ha regalato qualche gioia ai tifosi viola quella è proprio la Conference League. Anche se il livello dell’avversario si è impennato subito dopo la fase a gironi: la trasferta in Lusitania non sarà proprio come le gite di piacere in Scozia e Lettonia (facendo per un attimo finta che la Fiorentina non sia mai scesa ad Istanbul). Nel 2023, i punti raccolti in campionato sono stati poverissimi, ma un discorso leggermente diverso si è fatto nell’altra Coppa. L’avversario è molto più in forma, forte di una stagione che lo vede stabilmente in cima dal principio: parlare di miracolo sportivo, quindi, non risulta affatto fuori luogo.

Che Italiano non scelga i migliori – come se avesse l’imbarazzo della scelta – piuttosto opti per quei giocatori che nelle partite decisive tirano fuori il meglio di sé. Tanto un 11 ideale non c’è mai stato, per cui questo problema non si pone nemmeno. Riguardare l’andata contro il Twente potrebbe essere di stimolo, poiché una delle poche occasioni in cui la Fiorentina 2022/23 è stata davvero convincente. E poi far rivedere anche il ritorno, quando una stoica prova di resistenza permise di arrivare sino a questo punto, a giocarsi una Coppa che la squadra di Italiano deve almeno provare a portare fino in fondo. Sei anni dopo l’ultima volta, ancora in trasferta, per far sì che, questa volta, non sia davvero l’ultima.

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