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Christian Riganò saluta i tifosi viola. Foto: Luca Fanfani/Fiorentinanews.com
Christian Riganò saluta i tifosi viola. Foto: Luca Fanfani/Fiorentinanews.com

Christian Riganò, ex attaccante della Fiorentina, si è raccontato in un’intervista a SportWeek, ripercorrendo la sua carriera da calciatore e il suo attuale impiego, quello di muratore, che continua a fare nella sua Firenze.

Tra i gol e il lavoro

“Due cose mi vengono bene: i gol e le case. E non è che a 40 anni ti reinventi e diventi altro, a star fermo impazzirei. Certo, se avessi dieci milioni in banca vivrei più sereno, quello sì. A Firenze mi vogliono tutti bene, perché mi sono comportato sempre nel modo giusto, mica perché ero un campione. Mi riconoscono tutti, pure a lavoro. Ma c’è molto rispetto reciproco. Io il mestiere l’ho imparato da mio padre, era una di quelle professioni per le quali si guadagnava un po’ di più al tempo".

Un solo rimpianto

“A Lipari giocavo in difesa, per divertirmi. Poi una felice intuizione mi ha fatto scoprire l’area di rigore, che è diventata la mia seconda casa. Tanti mi dicono che sono arrivato tardi in Serie A, io rispondo che sono fortunato ad avercela fatta. Mi è mancata solo la Nazionale, l’unico rimpianto. Sarebbe stato il coronamento di una carriera travagliata. A fine 2006 l’Italia giocò un’amichevole quando ero capocannoniere in A con il Messina. Ci ho sperato, ma il Ct Donadoni non mi ha chiamato”.


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