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Rocco Commisso
Il presidente Rocco Commisso

Questa è una stagione infame per la storia della Fiorentina. Zero vittorie in quattordici giornate di campionato, sei punti raccolti su quarantadue disponibili (un settimo): è stato progressivamente infranto ogni record negativo, un cui elenco ora risulterebbe assai stucchevole e fuori luogo. Perché l’unico argomento di attualità che deve essere di interesse per chi ha questo club a cuore è la paura della retrocessione: la Serie B è realtà.

Timore Serie B? Tutt'altro che infondato, parla il campo

Alt. La Fiorentina non è già retrocessa, frase da sottolineare ossessivamente finché c’è vita e speranza. L’aritmetica non condanna affatto la squadra viola, avendo a disposizione altre ventiquattro partite; basterebbe una media di poco più di un punto a gara per raggiungere il minimo sindacale. E neanche le proiezioni sono -al momento- così severe, anzi: proprio l’ipotetico ed economico valore della rosa può sorreggere il peso di alcune partite che, nel calendario, sono assolutamente alla portata e infallibile opportunità di raccogliere il bottino pieno. Ecco, un occhio distratto e poco presente si fermerebbe qui e si domanderebbe il perché del terrore nell’ambiente di Firenze. La realtà è che non c’è nulla di cui stupirsi, perché è il campo a raccontare il contesto e le sue improrogabili verità.

Sassuolo-Fiorentina: un'offesa ai tifosi

Il ko di Reggio Emilia è stato uno spettacolino offensivo nei confronti dei tifosi, soprattutto per gli oltre 3500 presenti sul posto. Una prestazione oscena, che ha dato ancora una volta l’impressione di vedere un’accozzaglia di undici giocatori pescati dal mazzo e messi lì a dover improvvisare qualcosa: tutto tranne che una squadra. Non poteva che finire con un’inequivocabile sconfitta, che si trascina dietro la solita serie di atteggiamenti bizzosi, del tutto individualistici e per certi versi menefreghisti (non era certo una novità). Insomma, uno schiaffo morale in faccia a chi per tutta la settimana è rimasto al loro fianco per un bene comune, quello di non retrocedere, ed è stato ripagato così.

Una disturbante inadeguatezza

La netta sensazione è che la rosa della Fiorentina sia densamente popolata di figure inadeguate, la cui gerarchia di interessi è pericolosamente discordante -nella maggior parte dei casi- da quella dei tifosi, o da quella che dovrebbe avere un professionista serio. Eppure sono le stesse figure che possono ancora consegnare un briciolo di speranza per non prepararsi al centenario in Serie B. La sfida, in questo momento, è proprio credere in loro. Quale credibilità si sarebbero guadagnati? I tifosi si sentono rappresentati da uno scempio del genere? No. Ed è logico, è la stessa squadra che sabato ha fatto ridere, Curva Fiesole docet. In effetti, che garanzie potrà dare una partita del genere…

E c'è chi dava la colpa al tifo…

Già, i tifosi. Per tanto tempo si sono sentite anche alcune favolette secondo le quali Firenze è un ambiente impossibile in cui lavorare, il tifo è il colpevole dell’attuale situazione e questa è una piazza buona solo a lamentarsi. Canzonette che mischiano qualunquismo, individuano caratteristiche rintracciabili in ogni contesto e non centrano le peculiarità di questa tifoseria. In fondo, una cosa è vera: al momento a Firenze non si può fare calcio. Ma la colpa, per quanto sia una piazza con tanti difetti, non è di Firenze. Bensì di chi l’ha tenuta per troppo tempo in ostaggio e ora la sta lasciando da sola mentre cade in un baratro senza nulla a cui appigliarsi.

Importante rimettere al proprio posto le responsabilità

Tutto parte dalla gestione societaria, dall’attuale proprietà della Fiorentina, unica e indubitabile responsabile di questo scempio. Ciò non esclude un briciolo di responsabilità di quelli che scendono in campo e disonorano una gloriosa maglia. Ma anche le colpe hanno una gerarchia e partono da lontano. Da chi ha scelto di chiudersi, di escludere, di fare la guerra e di perderla. La strategia del divide et impera, tanto efficace in politica quanto fuori contesto nel gioco -ricordiamolo- del calcio, ha sconquassato un ambiente depresso, umiliato e mai difeso. Parte tutto dal rifiuto di immergersi in Firenze, cuore pulsante della Fiorentina, strizzando invece l’occhio alle operazioni di marketing, all’immagine, ai bilanci in attivo. Tutto ciò che non è il campo, come testimonia un mercato antiquato, senza esterni e inspiegabile.

Tutto questo è un oltraggio per Firenze

Due post scriptum inevitabili. In primis, la netta sensazione/convinzione è che i tifosi (con le dovute proporzioni in base a cosa vedranno) metteranno comunque da parte rancori e terrore per premiare la lucidità, alla faccia dell’ambiente impossibile in cui lavorare. Ma non è una città da prendere ulteriormente in giro, non ha memoria corta. Poi, è bene ripeterlo, la Fiorentina non è già retrocessa e non deve retrocedere. Ma la colpa resterà a prescindere dall’esito, perché essere arrivati a una situazione così grottesca e umiliante è già troppo per una piazza che questa proprietà e questa dirigenza non meritano. Ed è proprio il concetto di meritocrazia, insieme a quello di competenza, a esser stato vittima di un sopruso, specialmente adesso che sono saltati i posti di comando.


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