Nel momento più basso della stagione, imperativo ripartire dalle certezze: che gli imprescindibili si inizino a prendere le proprie responsabilità

In un periodo così scevro di certezze, da quelle tattiche a quelle decisionali fino a quelle dirigenziali, anche per il più ottimista dei tifosi viola è difficile rimanere sulla strada dell’ottimismo. Per evitare di cadere in un pericoloso vortice di negatività – ulteriormente esasperata dall’ostico calendario che attende gli uomini di Pioli – è d’obbligo ripartire dalle sicurezze presenti in rosa, anche in un momento dove queste, forse per il sentore generale negativo che si vive nell’ambiente, stanno performando al di sotto delle aspettative. Ecco allora chi è che deve tornare ad essere la faccia della Fiorentina e prendersi le sue responsabilità.
San David De Gea
Con la stessa difesa di quest’anno, visti i mancati arrivi di difensori titolari, la Fiorentina ha chiuso la scorsa stagione come sesta miglior difesa (di pari passo con la classifica finale, a riprova che le difese sì, vincono i campionati): questo dato lo si può imputare a una serie di fattori tattici, ma quello più tangibile è la presenza di De Gea tra i pali. Lo stop di un anno per l’estremo difensore spagnolo ha portato dei dubbi in molti tifosi, ma le sue parate li hanno subito spazzati via: miracoli su miracoli, ma anche una marea di parate ‘normali’, hanno reso la linea difensiva della Fiorentina una fortezza. L’inizio di quest’anno è stato un po’ titubante, ma solo perché abbiamo ancora tutti negli occhi le ottime prestazioni dello scorso anno: criticare un gigante della porta come lui è pura utopia. La Fiorentina deve ripartire anche dal suo numero uno (o 43, che dir si voglia).
L'importanza degli esterni
Per ragioni diverse fra loro, i due esterni della Fiorentina sono da considerarsi a tutti gli effetti pilastri dello spogliatoio attuale. Se da un lato c’è l’esplosività e l'estro di Dodo, che ha a più riprese ricordato il suo amore per questi colori e che spesso ha preso sotto la propria ala ragazzi più giovani, uno su tutti Kayode, dall’altro c’è la saggezza e la sagacia di Gosens, un personaggio che tutte le squadre vorrebbero avere in rosa, che ha sempre la parola giusta pronta per tutti, e che ha anche un curriculum niente male. Quest’ultimo, in particolar modo, è sembrato spento ultimamente: il gol mangiato contro la Roma è solo l’ultima traccia di una serie di prestazioni negative. Ma da questi due, la Fiorentina, non può certo prescindere – aspettando che il grande talento di Fortini sbocci definitivamente, e con un mentore come il tedesco le speranze sono alte -.
Il vero imprescindibile
Infine, il nome più rappresentativo della Fiorentina vista l’anno scorso, quello del suo bomber Kean. L’inizio in maglia viola di questa stagione non ha entusiasmato, anzi: il rosso preso col Polissya, per quanto la sua reazione sia comprensibile, è un errore di quelli che uno come lui, posto al centro di un progetto importante e su cui cade molta fiducia, non può assolutamente permettersi. Il fatto che poi il suo primo tiro in porta della stagione sia arrivato al 40simo della sfida contro il Pisa, evidenzia solo una grave carenza nel meccanismo che dovrebbe creare le occasioni che lui deve rifinire: sotto questo punto di vista, non stupisce che il gran gol segnato contro la Roma non sia arrivato da un’azione manovrata, ma da una in solitaria dopo un recupero palla. Ripartiamo, allora, dal suo palo, arrivato da una grande imbucata di Fazzini: questi sono stati, fino a prova contraria, i primi sprazzi di gioco e di azioni costruite che la Fiorentina ha messo in campo quest’anno.