Riccardo Sottil potrebbe essere la sorpresa di questa stagione almeno per quel che riguarda la Fiorentina. L'esterno offensivo è ritornato in viola dopo il prestito al Cagliari e potrebbe avere finalmente la propria chance anche a Firenze.

Intervistato dal sito ufficiale viola (Acffiorentina.com) spiega: "Il calcio per me è ragione di vita. Da piccolo, mio padre giocava a calcio, una vita in Serie A, adesso fa l’allenatore. Quindi sono nato già nella culla col pallone. I primi regali dai miei zii o nonni sono sempre stati palloni. Per me, il calcio è veramente tutto. Essere figlio d’arte può mettere aspettative. Però la pressione non l’ho mai sentita. Mio padre è sempre stato un grande, non mi ha mai messo pressione, anzi. E’ sempre stato il più sereno del mondo. Tante volte è capitato da altri genitori o ragazzi che dicessero ‘Quello gioca perché è figlio di…’, purtroppo. Quando sei più grande non succede più. Però da piccolo sì, per i genitori c’è tanta competizione, una cosa che secondo me fa male al bimbo che gioca a calcio".

Dal Torino alla Fiorentina, un trasferimento che ha cambiato molto Riccardo: "Mi ha forgiato quando mi sono trasferito da Torino a Firenze. Quando la Fiorentina mi ha preso all’età di 16 anni. E’ stata la mia prima esperienza fuori da casa a Torino. Uscire di casa, stare da solo, arrangiarmi da solo, aggiustarmi in convitto, e la roba da lavare, pensare alle mie cose da solo, il tutto in una città come Firenze, bellissima ma anche grande per un ragazzino di 16 anni".

Sul proprio futuro: "Uno deve ambire a migliorarsi sempre, deve ambire a migliorarsi ogni domenica. Devi ambire a migliorarti ogni giorno in allenamento. Anche la competizione è importante. Uno deve avere ambizione, nel calcio come nella vita. Sacrifici da fare? A me è venuto sempre tutto molto naturale. Per esempio, non andare in discoteca, non fare tardi la sera, mangiare bene, non bere, non fumare. Tra l’altro non ho mai toccato niente, è una cosa che non mi piace. Anche l’odore del fumo mi dà fastidio. I sacrifici veri sono altri, io vengo pagato per giocare a calcio".

Sul suo rapporto con Firenze aggiunge: "E’ un legame forte. Sono arrivato che avevo 16 anni, ho fatto tutta la trafila, dagli Allievi, ai due anni di Primavera, all’esordio in prima squadra, e poi un altro anno in prima squadra. Ho un bellissimo legame. Quando sono a Firenze dico sempre che mi sento a casa. A Torino, è normale, ho la mia famiglia, ma quando sono a Firenze sto proprio bene".

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