L'ultima chance per vestirsi da club professionistico: è l'ora del nome forte in dirigenza. L'era del pane e salame è finita

Hai voglia a legare il celebre ‘vivacchiamento' allo stadio incompleto o poco fruttuoso, al fair play finanziario, al riscaldamento globale o alla fotosintesi clorofilliana. Il velo di idiozie può abbindolare i più superficiali ma comunque per un periodo limitato di tempo anche perché, se poi i nodi vengono al pettine, è difficile nascondersi dietro una coltre di fumo all'infinito. La Fiorentina degli ultimi sette anni ha sempre ripudiato i canoni classici del calcio attuale, preferendo un'autoreferenzialità che l'ha portata a fallire più volte nel suo core business e a togliersi soddisfazioni più che altro a livello infrastrutturale.
Una situazione ‘unica’ nel mondo del calcio
Al suo arrivo a Firenze nel 2019, Rocco Commisso pensò bene di poter fare da sé, con l'apporto di Barone e il riciclo di Pradè e Ferrari, diventati via via tuttologi con la scomparsa del DG. Mai una fuga in avanti, un reale tentativo di andare all'assalto del top a livello dirigenziale. Sempre chiusura, battaglia all'esterno e autoreferenzialità. E il risultato finale non poteva che essere una via via progressiva solitudine: in Serie A un organigramma rappresentato da un ex responsabile della comunicazione (un ex Ds dimissionario) e un Dt in erba non ha eguali. Ma non li ha all'interno del mondo del calcio e del mondo del professionismo in generale.
La Fiorentina è vuota, di competenze, di idee e di apertura verso una reale ambizione che non sia quella di vincere lo Scudetto o fare la Champions tutti gli anni ma anche solo di ‘scimmiottare’ chi in questi anni ha fatto le cose per bene, spendendo la metà, un terzo o un quarto della società viola.
L'ultima occasione
Le dimissioni di Pradè offrono un'ultima occasione alla gestione di Rocco Commisso: quella di dotarsi a livello dirigenziale come i normali club professionistici. L'era del paternalismo e del pane e salame è finita. Ora serve un nome forte, importante, uno alla Giuntoli o alla Maldini (ma non necessariamente uno di loro due), uno che poi potrà anche sbagliare o fallire ma che almeno avrà rappresentato una strada di buonsenso e di reale tentativo di costruire qualcosa. Perché fin qui la Fiorentina non ci ha neanche mai provato.



