L’impronunciabile non deve accadere: vietato sottovalutare il pericolo di una situazione già molto grave. E questo silenzio stagnante non aiuta

Tre punti in sei gare di campionato, perdendole tutte in casa: la Fiorentina non iniziava così male in Serie A da almeno mezzo secolo. Il campo racconta una realtà decisamente poco confortante: nonostante un calciomercato costoso e mesi di lavoro nella preparazione estiva, la squadra sembra scollegata e fatica tremendamente a proporre un gioco coerente e funzionale. L'impronta del tecnico Stefano Pioli ancora non si è vista e, nel mentre, la maggior parte dei nuovi acquisti dell'ultimo mercato non riesce a imporsi, anzi, spesso guarda tutta la partita dalla panchina. Per non parlare della gestione a dir poco bizzarra di calciatori -in teoria- basilari come Comuzzo e Fagioli, così come del rendimento ectoplasmatico di altri come Gudmundsson e Gosens, per motivi ben diversi.
Premesse non corrispondenti alle aspettative
Insomma, in casa Fiorentina regna il caos. E non è certo la prima volta sotto questa gestione, ma mai le premesse erano state così inquietanti. Perché tante volte, troppe, i tifosi viola si sono dovuti arrendere a una stagione mediocre e anonima già nei primissimi mesi. Ma mai si era aperto uno scenario così preoccupante, mai c'erano state queste premesse e questo posizionamento di classifica. Diciassettesimo posto a pari punti con il Verona: inaccettabile per una società che, interamente, aveva fissato premesse ben diverse, con espliciti riferimenti anche alla lotta per la Champions League.
C'è tutta la voglia del mondo di pretendere di non essere in pericolo…
Il tifoso, per definizione, è volubile e umorale, dunque può facilmente farsi guidare dal momento. Firenze stessa è una piazza tanto passionale (e la società lo sa fin troppo bene), talmente tanto che si spazientisce facilmente, soprattutto se sente che di quella passione ci si può approfittare. Ma ogni persona che ha la Fiorentina a cuore, con davanti ancora trentadue giornate di campionato e almeno l'80% della stagione ancora da vivere, pretende di credere che la lotta per non retrocedere non sarà argomento di attualità fino a maggio. E questo è legittimo. Per quanto riguarda gli addetti ai lavori, invece, il discorso potrebbe e dovrebbe essere ben diverso.
…ma la società viola non deve commettere questo errore
Perché purtroppo ci sono tutti gli ingredienti per far perpetrare il panico in chi va in campo, in chi dirige i ranghi, in chi è in panchina. La rassegnazione sembra aver già superato la rabbia, nel registrare l'umore della tifoseria; purtroppo è il clima perfetto per scatenare l'imprevedibilità e sfidare continuamente un eventuale punto di non ritorno. Che sia subito chiaro: il valore della rosa non c'entra niente con questa classifica e questo inizio. Ma quando una squadra è impaurita e sente i limiti mentali, quando un tecnico non ha le redini dei suoi giocatori, quando la dirigenza è saldamente ai posti di comando senza mai riferirsi ai risultati sportivi… e quando un presidente non si fa mai sentire. Come può non preoccupare un contesto del genere? Anche e soprattutto sul lungo periodo?
Eppure il silenzio dei vertici è indicativo e non fa bene
In queste situazioni, in una società forte, sarebbe prevista una feroce presa di posizione, a prescindere da quella che poi sarebbe la decisione presa. E invece Firenze attende da anni un risvolto per ora mai arrivato. Commisso sembra aver confermato tutti, senza prendere parola o rispondere di questo avvio. Un contesto dove meritocrazia e competenza vacillano col tempo che scorre inesorabile, mentre la situazione in casa Fiorentina è più che mai stagnante e non cambia niente. Fino a che punto si spingerà il club? E fino a che punto arriverà la squadra? La speranza è che i valori tecnici effettivi della rosa allontanino il panico il prima possibile. Ma c'è tutta una serie di motivi per dedurre che non sarà facile. Quindi, è vietato sottovalutare o ignorare il pericolo. Eppure lo stanno già facendo.