Giampiero Patrizi sul malore di Bove: "Continuare a giocare non è consigliato: se il cuore ha fibrillato, è possibile che succeda ancora. Non esiste il defibrillatore removibile, vi spiego"

Giampiero Patrizi, presidente della Società Italiana di Cardiologia dello Sport, è stato contattato da Cronache di Spogliatoio per fare chiarezza sul malore accusato da Edoardo Bove, giocatore della Fiorentina che nelle prossime ore, una volta dimesso da Careggi, andrà al Viola Park a far visita ai suoi compagni:
“Non è consigliabile continuare a giocare, a certi livelli: se ha fibrillato, è possibile che in futuro, non si sa quando, non si sa dove, fibrillerà ancora. Il defibrillatore deve avere la capacità di registrare e riconoscere l'aritmia fatale, ma per esser tale deve avere la capacità di erogare la scarica, se c'è necessità. Il sottocutaneo è meno invasivo, poiché esterno allo sterno e dunque non va a toccare il cuore; mentre quello sotto la clavicola arriva alle camere atriali. A Bove dovrebbero aver impiantato il primo tipo. Entrambi possono essere rimovibili”.
La differenza con il Regno Unito
“La differenza fra Inghilterra e Italia su questi apparecchi non nasce da pertinenze mediche, non da opinioni dissimili fra i due paesi o da altre nazioni. C'è invece un aspetto normativo: in Italia c'è una legge, fatta dallo Stato, dai parlamentari, non da cardiologi, a seguito della tragedia di Renato Curi, che obbliga a una visita di idoneità sportiva con un soggetto terzo che deve redigere un certificato sul quale applicare la propria firma. All'estero, all'atleta basta firmare una liberatoria per giocare contro il parere dei medici: come se ci fosse la confidenza di poter essere “resuscitato” se ricapita il malore. La mia società spinge per questo motivo verso la visita medico-sportiva ma anche per l'insegnamento delle manovre di defibrillazione. E tuttavia esistono delle patologie che possono sfuggire alla visita, su questo aspetto siamo un po' indietro in Italia”.
“Non è consigliato continuare a giocare”
“Il giocare a calcio può essere una discriminante: giocando di più, una cardiopatia può incidere più negativamente. Il consiglio che viene dato all'atleta è il seguente: non è consigliabile continuare ad applicarsi ad attività strenua”.