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Fiorentina
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Dopo mesi di sola agonia, la Fiorentina ritrova almeno una serata quieta, gestita senza patemi e soprattutto vittoriosa. Il percorso in Conference League prosegue bene e, a differenza del primo successo che ben poco ha spostato, il 3-0 a Vienna contro il Rapid può offrire una parvenza di segnali confortanti.

Una vittoria che non cancella i problemi…

A immediato scanso di equivoci, con altissime percentuali di probabilità, non sarà questa la vittoria da identificare come cambio di passo della squadra viola. Semplicemente perché non è il contesto in cui offrire le risposte che permettono di tirare fuori dai guai. Ciò non significa che un successo in Conference non sia meno importante, anzi. La Fiorentina vince e -per certi versi- convince, contro un avversario in condizioni estremamente critiche e dal livello tecnico decisamente più basso; può raccogliere l'utile per cementare la classifica della fase campionato, evitando scomode sorprese come il rischio play-off e archiviando la pratica ottavi di finale quanto prima.

…ma offre quantomeno qualche spunto

Questa vittoria, tuttavia, non ha il peso specifico per spostare gli equilibri di una stagione. Semplicemente perché i guai in cui si è cacciata la Fiorentina sono da tutt'altra parte, ovvero in campionato. Questi tre punti e tre gol devono far bene all'umore della squadra in vista di un impegno non facile come quello contro il Bologna. Difficilmente offrono garanzie tecniche, quantomeno tracciano una strada che adesso Pioli dovrà inseguire aggrappandosi ai meccanismi che hanno permesso una serata serena. Dalla posizione più avanzata di Fagioli alla gestione più oculata di Gudmundsson (offrendogli necessariamente maggiore spazio), questi e gli altri spunti positivi devono essere le lanterne in mezzo al buio.

Priorità: tirarsi fuori dai guai in campionato, poi chissà

Adesso la priorità è una soltanto: eclissare quanto prima ogni discorso sull'ultimo posto in classifica, sulla Fiorentina in lotta salvezza, sulla rincorsa ai 40 punti. Ergo, la squadra è chiamata a macinare vittorie in campionato concentrandosi sull'ottimizzare l'economia dei risultati nella sola Serie A. Una volta fatto questo, sperando in tempi relativamente brevi, il focus potrà passare su un obiettivo dichiarato, palese, in cui non funzionerebbe neanche nascondersi dietro a un dito. Perché tornare a vincere un trofeo, questo trofeo, dopo un quarto di secolo si può. La Conference League non è proibitiva, tutt'altro, è la strada madre per consegnare ai tifosi viola una stagione non anonima, che al momento sembra abbia già pochissimo da raccontare.

Per l'obiettivo Conference serve la figura giusta: Pioli può esserlo?

L'ambiente e l'aria di fine corsa non aiutano, tutt'altro, bloccano ogni processo di alimentazione del futuro e dell'ambizione. Ma qui entra in gioco la figura di Stefano Pioli, qui deve applicarsi la sua esperienza. La Fiorentina -intesa come squadra- ha bisogno di una figura capace di mettere il gruppo sotto una campana di vetro, isolandola dalla proliferazione di questa patina dannosa che riguarda dinamiche esterne (ai giocatori, si intende). Se l'attuale allenatore viola ne sarà capace, ce lo dirà il tempo. Ce ne sarebbe davvero bisogno. In tal senso, una possibile metamorfosi dell'approccio comunicativo all'ambiente potrebbe rappresentare un solido miglioramento. La priorità è che ci sia un saldo controllo sulla squadra, cosicché possa concentrarsi solo ed esclusivamente sul campo.

Non sarà facile, ma isolare la squadra da tutto il contorno è l'unica via

In attesa di rinnovamento ai vertici, questo è il massimo che il contesto concede. Ma c'è da crederci, sul piano delle emozioni che un tifoso può provare, quando c'è di mezzo un trofeo e una tale astinenza, non è poco. Anzi. Ha permesso addirittura un gioco del compromesso ripetuto per anni. Stavolta sarà molto più difficile del solito metterlo in atto, ma sta ai protagonisti. In questo caso, principalmente a Stefano Pioli.


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