Dopo qualche brutta partita di troppo, dove né i tifosi né l’allenatore avevano visto una squadra compatta e organizzata, il calcio totale di Vincenzo Italiano è tornato. E lo ha fatto nell’occasione più importante, quello scontro diretto alla Roma, che ha riportato il bel gioco, ma soprattutto i tre punti. Oltre al sospiro di sollievo in classifica, la Fiorentina sembra, in una sola notte, essersi ritrovata. Il merito va in primis al suo tecnico che, anche nelle ultime uscite deludenti, aveva sostenuto con forza la propria idea di calcio, non abbassandosi neanche di un metro, sia metaforicamente che letteralmente in campo. Il “maestro” Mourinho si è dovuto inchinare davanti ad una prestazione di squadra degli avversari. Una di quelle che, già dai primissimi secondi, ti fanno capire che aria tira: ieri sera al Franchi, infatti, il vento pareva decisamente cambiato. Con un approccio deciso e teso a sbloccare subito il match, i Viola hanno creduto di vincerla sin dalle prime battute, da quando Venuti ha trovato, con un preciso lancio, la falcata di Ikonè. Ci hanno creduto tutti, anche chi, di solito, non rischia la conclusione in porta, preferendo appoggiare ai compagni dietro o in orizzontale. Il copione tattico contro la Roma, invece, era chiaro: propensione (o propulsione) in avanti sostenuta dal recupero palla altissimo dei due centrali.

Sul piano tattico, appunto, Italiano ha ritrovato il suo gioco tipo. Terracciano è stato svelto nel giocare il pallone, prendendosi zero rischi inutili. Igor e Milenkovic hanno tradotto sul campo una prestazione studiata commovente, fatta di intercetti cruciali sulla linea del centrocampo, senza timore di essere presi in contropiede. Amrabat è riuscito a ripetere l’ottima gara di Napoli, confermando che, finalmente, quel ruolo di regista gli sta entrando nelle corde. E che dire poi delle mezzali. Bonaventura si è preso sulle spalle i compagni, pescando dal cilindro un chirurgico piazzato all’angolino, trovando cioè quella sicurezza che, altre volte, gli aveva fatto tirare il freno a mano sul più bello. Duncan, d’altro canto, si è riproposto come giocatore onnipresente contro le big: una corsa continua e di qualità, non mancando comunque nella fase di possesso. Le finte di corpo di Duncan? Sì, avete visto bene. Davanti, la prestazione di Gonzalez non richiede commenti. Qualunque parola sarebbe fuori luogo per descrivere l’esplosività, la personalità, la tenacia e la generosità di un ragazzo che sembra sia sempre sul punto di cadere e invece ti frega ogni volta. La spinta è arrivata anche sull’altra fascia, seppur Ikonè sia apparso un po’ più timido rispetto ai suoi assatanati compagni. Stesso discorso vale per Cabral, ma non è certo questo il momento delle critiche.

Ciò che conta, oltre al risultato, è che la Fiorentina si è ritrovata. Quella contro la Roma sarebbe stata, in ogni caso, la partita della verità, quella che avrebbe confermato o negato il bel percorso di crescita iniziato proprio contro i giallorossi. Italiano ha visto applicati tutti i suoi concetti chiave: una squadra che corre e si sacrifica per gli altri, fa del possesso palla il suo modo di difendere (e lo fa in mezzo al campo!) e spinge forte sugli esterni con quelle benedettissime -perché ultimamente trascurate- sovrapposizioni. L’anima Viola non è andata persa: si è riaccesa al momento giusto, quello che, già nella prossima partita, potrebbe significare obiettivo raggiunto. La concentrazione dovrà essere massima, come visto proprio ieri sera, per continuare a stupire e riprendersi ciò che era stato lasciato per strada. Perché come ha scritto la Fiesole: “Non chi comincia, ma quel che persevera”.


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