Prima che si aprano le danze del calciomercato invernale, sempre meglio mettere le mani avanti: alla Fiorentina odierna servono degli aggiustamenti, forse anche più qualitativi di quanto si potesse pensare vista la posizione in classifica. Se lo aspetta Italiano, se lo aspettano i suoi ragazzi e anche chi riconosce l'oggettiva ‘stranezza’ di una prima fase di stagione dove i difensori hanno segnato più degli attaccanti.

Il mercato di gennaio ha regalato rarissimamente delle perle ma con preparazione e onestà intellettuale si possono completare rose pur senza fuoriclasse. Di sicuro va scacciato quel vago sentore di appagamento che ha una gran voglia di fuoriuscire, al netto di tante dichiarazioni di circostanza o di pretattica. 

La squadra è buona sì, è lanciata anche oltre pronostico dal suo condottiero e sta ricevendo in dote anche una discreta buona sorte: per questo cacciare i problemi e la lacune sotto al tappeto potrebbe rivelarsi dannoso alla lunga. Lo sanno bene due versioni di Fiorentina anche più competitive e attrezzate di questa: la 1998/99, il cui emblema del rimpianto invernale divenne Ficini, e la 2015/16, con Benalouane a guidare il carro del disastro. Due rose ottime che per svariati motivi non vennero sostenute nel momento del bisogno. E i sogni in entrambi i casi sfumarono.

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