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Moise Kean

Ancora una volta, inevitabilmente, la Fiorentina deve aggrapparsi al suo centravanti. Già lo ha fatto tante volte nella scorsa stagione, ma stavolta la situazione è più grave. La squadra viola ha bisogno di un punto di riferimento per uscire da una situazione di classifica così critica, che non sta permettendo di intravedere obiettivi migliori della tranquillità.

Kean, più di un appiglio: la grande speranza

Da cosa ripartire quando tutto va così male? La squadra è senza certezze e ci sono pochi punti di riferimento, ma tra questi c'è senza ombra di dubbio Moise Kean. Nonostante le difficoltà attraversare nelle prime partite, quest'ultime non hanno certamente cancellato le potenzialità del classe 2000, che non è mai stato un problema per questo collettivo. E infatti la partita con la Roma ne è stata la riprova: non solo il (bellissimo) gol trovato, ma anche il palo interno e un atteggiamento estremamente propositivo, da grande trascinatore.

Non se n'è mai andato. Ma c'è una condizione da rispettare

Moise Kean è tornato, o forse non se ne è mai andato. Perché in tutto questo marasma, andava semplicemente messo nelle condizioni ideali. Certamente non è un messia e non potrà, da solo, tirare la Fiorentina fuori dai guai. Ma è l'elemento principale a cui Pioli e la squadra possono aggrapparsi. A patto che venga rispettata una condizione: che giochi da solo. O con qualcuno di estremamente collaborativo accanto a lui.

Piccoli non è il compagno di reparto

Eppure era estremamente prevedibile. La Fiorentina ha scelto di gestire il reparto offensivo con un investimento di grande coraggio, che però già dalle premesse non era un compagno di reparto per Kean. Piccoli ha caratteristiche speculari, molto simili, che non permettono al numero 20 viola di fare reparto da solo. Per entrambi, è meglio concepire un reparto in solitaria. Un fattore tattico da cui certamente non dipendono tutte le sorti della squadra, ma estremamente vincolante.


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