​​

“Orgogliosi di questi ragazzi, usciamo a testa alta”. Ecco, per favore, almeno questo no. All’indomani di un’eliminazione, risparmiateci almeno la retorica del “la Fiorentina ha dato tutto”. Risparmiatecela perché, semplicemente, non è andata così. Uscire di misura, per un gol ai supplementari, non significa aver dato tutto, e in ogni caso se quello che abbiamo visto significa dare tutto, allora probabilmente abbiamo un problema.

De Gea, Gosens e pochi altri

Si può essere orgogliosi di David De Gea, che per l’ennesima volta ci ha tenuti a galla con le sue parate. Di Robin Gosens, che da solo aveva rimesso a posto la partita. Di Dodo, che dopo un’operazione ha giocato 106 minuti a tutto fuoco. Ma tre calciatori, o qualcuno in più se siete generosi, non fanno una squadra. E non si può essere orgogliosi d’una squadra che non è stata capace di fare un tiro nello specchio della porta, di rendersi pericolosa se non per mezzo di calci da fermo buttati dentro l’area. 

Prima squadra vera, prima eliminazione

Non si può essere orgogliosi d’un capitano che a fine partita va faccia a faccia con il portiere avversario, d’un calciatore col 10 sulla schiena che non determina mai, di centrocampisti che passeggiano e poi magari si lamentano se vengono sostituiti, di chi entra dalla panchina e non lascia traccia della sua presenza in campo. Possiamo dire che il Betis è più forte (o si è dimostrato tale), che la Fiorentina non è pronta per affrontare partite di questo livello, che la prima eliminazione in tre anni di Conference è arrivata guarda caso contro il primo avversario d’una certa caratura. Ma che siamo orgogliosi di questa squadra, o perlomeno della prestazione che ha offerto ieri, questo proprio non si può dire. 


💬 Commenti (34)