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Marin Pongracic
Marin Pongracic. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Domenica pomeriggio al “Franchi” non sarà una partita come le altre. La Fiorentina di Stefano Pioli, reduce da quattro sconfitte consecutive e una posizione di classifica horror, si gioca tanto: credibilità, fiducia e — forse — anche il suo futuro. Dall’altra parte arriverà un Lecce ferito ma mai arrendevole, capace di concedere poco e di vivere sulle ripartenze, come dimostrato nell’ultimo 0-1 casalingo contro il Napoli.

Pioli torna all’antico: dentro i leader

Davanti a De Gea tornerà Pongračić a comandare la linea, dopo il turno di riposo, assieme a Ranieri. Fuori Comuzzo e lo squalificato Viti.

Sulle corsie, conferma per Dodô a destra, mentre a sinistra Fortini è favorito su Parisi per sostituire Gosens, non al meglio per un risentimento muscolare alla coscia sinistra.

In mezzo al campo, Pioli proverà a recuperare qualità con Nicolussi Caviglia in veste di regista. Restano “caldiNdour e Fazzini, opzioni utili per dare gamba e inserimento a gara in corso.

Davanti, Gudmundsson agirà da raccordo alle spalle di Kean, chiamato a trasformare in gol un volume offensivo che, numeri alla mano, resta importante ma sprecato.

I numeri che raccontano la crisi Viola

Analizzando i dati si ha una fotografia chiara della crisi viola. La squadra produce in media 1,31 expected goals (xG) a partita, ma ne concretizza solo 0,78: un differenziale negativo di -4,8 gol rispetto alla qualità delle occasioni. Tradotto: si costruisce abbastanza per vincere, ma si sbaglia troppo.

Il caso più emblematico è Kean, autore di 2 reti a fronte di un xG personale di 4,7 — praticamente la metà di quanto avrebbe potuto. Il dato, però, conferma che il centravanti c’è, arriva dove deve arrivare: serve solo più freddezza.

Nel complesso, la Fiorentina non difende nemmeno male: 15 gol subiti contro un xGA di 14,6, quindi perfettamente in linea con le attese. Il problema è tutto nella finalizzazione e nella gestione dei momenti della partita.

Lecce compatto ma sterile

L’ultima gara giocata dagli uomini di Di Francesco contro il Napoli racconta di una squadra organizzata ma poco pericolosa. Solo 4 tiri totali, di cui 2 nello specchio, contro i 14 partenopei. Un atteggiamento difensivo, con baricentro basso e pochissima costruzione dal basso. Il Lecce difende bene la propria area, ma fatica a risalire: quando Ramadani o i terzini vengono pressati, si rifugia nel lancio lungo.

Non a caso, il portiere Falcone mostra un dato negativo nel parametro PSxG+/- (-1,2), segno che ha subito più gol di quelli che avrebbe dovuto, in base alla qualità dei tiri. Non è dunque un “muro” imbattibile.

Il pericolo principale resta Banda, devastante in campo aperto. Pioli dovrà impedirgli di ricevere con spazio alle spalle dei mediani, perché in accelerazione può spaccare l’equilibrio.

Le chiavi del match

Per provare a sfangarla la Fiorentina dovrà tenere un ritmo alto fin da subito provando a verticalizzare appena possibile, il Lecce soffre quando l’avversario lo attacca a più ondate. Importante sarà anche la riaggressione sul primo passaggio. In particolare servirà schermare Ramadani e forzare i terzini all’errore, per far perdere molte palle ai giallorossi. 

Inoltre, domani potrebbe essere la gara giusta per Mandragora perché spesso ci prova da fuori area e il lecce soffre le seconde palle e i recuperi offensivi. 

E’ chiaro che dopo la gara persa contro l’Inter e il pareggio tutt’altro che soddisfacente contro il Bologna il Franchi qualora dovesse mettersi male potrebbe diventare molto pesante a livello psicologico, servirà un approccio quasi perfetto per gli uomini di Pioli e un’attenzione ad ogni minimo dettaglio onde evitare il tracollo psicologico ancor prima di quello fisico.


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