Piccini: "Non è facile per un giovane emergere in un club come la Fiorentina. Ma è all'Atalanta che sono stato davvero male"

Cristiano Piccini, ex Fiorentina, si è raccontato al quotidiano iberico AS ora che ha appeso gli scarpini al chiodo: “La vita adesso sta andando benissimo. Essere un calciatore è molto bello, ma negli ultimi anni significava anche vivere lontano dalla mia famiglia, e questo era diventato un peso per me. Quindi, ora mi godo un po’ più di libertà, il che significa non dover andare ad allenarmi tutti i giorni, non dover mangiare bene e non godermi molte cose”.
“Non è stato facile affermarsi nella Fiorentina”
“In Italia, è difficile per un giovane giocatore affermarsi in una squadra importante come la Fiorentina. Di solito, uscivi dalla Primavera, che è come la seconda squadra. Se facevi bene e progredivi come me, finivi in Serie C, la terza divisione italiana. L’anno successivo, ero sempre in prestito in Serie B, e l’anno dopo, in prestito in Serie A, in una squadra più piccola… E poi è arrivata l’offerta del Betis. E la mia decisione è stata di provare quell’esperienza all’estero, dopo essere rimasto un po’ deluso dal calcio in Italia dopo tanti prestiti”.
L'esperienza terribile vissuta all'Atalanta
“A Bergamo ero mezzo infortunato. Sono stato stupido perché mi sono lasciato convincere, ma non ero pronto a cambiare club, dopo il Betis. Avevo ancora molta strada da fare per stare bene. Non riuscivo a saltare con la gamba destra. Hanno deciso di ingaggiarmi dandomi un mese di tempo per stare bene e magari tornare in Nazionale. Ma in realtà hanno affrettato i tempi quando ancora non ero pronto. Ho passato mesi a svegliarmi alle sei di mattina, andare in palestra, tornare a casa, fare colazione, andare al centro sportivo, fare trattamenti, allenarmi, mangiare, tornare a casa con il mio fisioterapista. Vivevo solo per riprendermi. Poi vedi che non c’è via d’uscita, che non si migliora, e poi ovviamente vai in una nuova squadra dove ti dicono certe cose e poi non le soddisfano e ti ritrovi così solo, anche se era il mio Paese, anche se avevo la mia famiglia più vicina. E’ stata una decisione sbagliata andare all'Atalanta”.